Economia

Colombo: «Avanti con le cessioni per ridare ossigeno al Ventaglio»

Paolo Stefanato

da Milano

Bruno Colombo ha ripreso le redini dei Viaggi del Ventaglio - di cui è fondatore, presidente e azionista di maggioranza - al punto che ieri l’assemblea straordinaria ha delegato a lui le modalità dell’aumento di capitale, deliberato per massimi 80 milioni. Negli ultimi giorni ha venduto in extremis il villaggio Playa Maroma, in Messico, per 56,5 milioni, potendo così «liberarsi» dall’offerta del gruppo De Benedetti che lo avrebbe completamente estromesso. I consiglieri che si erano pronunciati a favore di De Benedetti ieri sono usciti dal cda, ridotto da 9 a 5 membri. Colombo non si nasconde che la situazione resta critica, «ma ora - dice - ho almeno tempi meno stretti per valutare l’ingresso di un partner».
Un partner resta indispensabile anche dopo le cessioni?
«È una scelta già presa. Scenderò dal 54% al 20-25% entro un paio di mesi. Spero con un socio industriale che voglia avvalersi della mia esperienza, in funzione di un progetto. Penso a una catena alberghiera spagnola o a un tour operator tedesco, con cui valorizzare l’incoming verso l’Italia».
Venderà anche il Gran Dominicus, l’altro villaggio di cui si parla da tempo?
«Sì, entro 15-20 giorni, per lo stesso importo, allo stesso acquirente. Gli advisor hanno lavorato per un anno e mezzo, io ho chiuso il contratto per il Messico in una settimana, con un compratore diverso, a un prezzo superiore alle attese perché oltre ai muri si è ceduta anche la gestione».
Come utilizzerete i primi 56 milioni?
«Buona parte andrà a ridurre il prestito delle banche, 95 milioni con scadenza a novembre; 6-7 milioni, corrispondenti all’avviamento, andranno al conto economico».
Resta in vendita anche la compagnia aerea Livingston-Lauda?
«Sì, abbiamo trattative con un paio di fondi, chiuderemo tra 30-40 giorni. Faremo una buona plusvalenza. Il Ventaglio garantirà per tre anni il riempimento del 45% degli aerei: non è male per chi acquista, visto che gli altri operatori fanno contratti al massimo per sei mesi».
Come si annuncia la gestione del 2006?
«Positiva. Contiamo di rispettare il piano industriale che prevede un Ebitda di 27 milioni e, come risultato finale, il pareggio o un piccolo utile».
Ma se conta di vendere l’altro villaggio e la compagnia aerea e di riportare in nero la gestione, perché cerca un partner?
«È un sacrificio che mi è stato chiesto».
Lei però ha già cominciato a vendere titoli, nelle ultime settimane...
«Sono felice di poter spiegare. Le mie azioni sono in pegno a tre banche, Unicredit, Deutsche Bank e Apulia. Quest’ultima ha esercitato il pegno e venduto titoli, trattenendosi il controvalore. Una serie di vendite, alcune delle quali non ancora segnalate, per quasi 3 milioni di azioni. Io non ho né deciso né incassato nulla. Hanno visto che la proposta di De Benedetti prevedeva l’emissione delle nuove azioni a 3 centesimi e hanno temuto di perdere tutto».
Com’è andata con De Benedetti?
«Ho vissuto giorni d’angoscia.

I suoi collaboratori sono stati molto incalzanti, trascurando ogni lato umano dell’affare».

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