Marco Tripodi
Da edificio simbolo di Chiavari e del razionalismo architettonico italiano, a monumento al degrado e alla fatiscenza. Questo è il triste percorso che può vantare oggi la Colonia Fara, la torre di oltre 40 metri voluta dal Fascismo, che sorge sotto la collina delle Grazie, dominando lo sky-line della città rivierasca.
Dopo essere stata, nei suoi primi anni di vita, un importante centro elio-terapico per bambini, la Fara conobbe ben presto la condanna alla «dannatio memoriae», pratica riservata nel dopoguerra a qualsiasi cosa potesse rimandare al Ventennio.
Per un breve periodo, negli anni '50, la costruzione accolse diverse famiglie di profughi fiumani in fuga dall'Istria. Successivamente fu adibita a scuola, fino a perdere progressivamente d'importanza tra le autorità locali e ad essere definitivamente abbandonata e dichiarata di fatto inagibile.
Nel 1996, un decreto della Sovrintendenza regionale la proclamò «edificio di notevole interesse storico», ma ciò nonostante la situazione della Colonia non mutò affatto, continuando a rimanere inagibile ed abbandonata.
Lo storico edificio ha da poco compiuto settant'anni - fu infatti inaugurato il 28 ottobre del 1935, data in cui si celebrava anche l'anniversario della Marcia su Roma - ma nessuna cerimonia o ricorrenza è stata fatta in suo onore. In realtà più che di cerimonie e banchetti la Colonia avrebbe bisogno di un provvidenziale restauro che eviterebbe una fine ingloriosa per la struttura ed un pericolo incombente per chi si trovi a passarvi nelle vicinanze.
Lo stato in cui versa l'edificio è a dir poco tragico. Dall'esterno si può notare come le facciate siano ricoperte da scritte e graffiti di ogni genere che celano, in modo irrimediabile, le decorazioni originali in stile futurista volute dal suo costruttore, l'ingegner Camillo Nardi Greco. Avvicinandosi ci si accorge che molte delle ampie finestre che ornano i nove piani della torre sono andate in frantumi, così come le tapparelle che dovrebbero proteggerle.
Il giardino esterno della Colonia, ha perso da tempo il fascino originale, accostando invece la propria immagine a quella di una discarica abusiva a cielo aperto, costellato com'è di sterpaglie e rifiuti di ogni genere.
All'interno la situazione è forse ancora peggiore. Piccioni e topi sono diventati i veri padroni dell'edificio, cospargendone molti angoli con guano, escrementi e residui di pasto. Banchi e sedie scolastiche arrugginite e spaccate, lasciate qui a marcire chissà da quanto tempo, sono invece i resti di quello che una volta fu un luogo di cultura ed educazione, mentre cocci di bottiglia e siringhe usate sono la prova della frequentazione abituale da parte di balordi ed eroinomani.
Il quadro globale appare dunque disperato ma non ancora irrimediabile.
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