da Roma
La Banca dItalia, come tutti sappiamo, non ha «padroni». Tuttavia, dopo la fusione, il nuovo megagruppo bancario Intesa-San Paolo deterrà allincirca il 44,25% delle quote in cui è suddiviso il capitale della nostra banca centrale. Intesa era già il primo «partecipante» con 66.035 quote (in Bankitalia questo è lappellativo che si usa nei confronti degli azionisti, e infatti le Considerazioni finali del governatore in assemblea incominciano: «Signori partecipanti...»). San Paolo Imi era, a sua volta, il terzo nella classifica dei partecipanti disponendo di 25.000 quote.
Insieme, le due banche superano di gran lunga i gruppi Capitalia e Unicredito, che restano al secondo e al terzo posto fra i partecipanti al capitale di via Nazionale. IL nuovo megagruppo dispone di 100 voti contro i 74 del gruppo Capitalia (42 del Banco di Sicilia più 32 di Capitalia) e i 50 voti di Unicredito. È pur vero che le norme italiane ed europee rendono Bankitalia assolutamente indipendente; ma - almeno sulla carta - Corrado Passera, Nanni Bazoli ed Enrico Salza diventano più «pesanti» a palazzo Koch.
Non solo. la nuova grande banca diventa, e di gran lunga, il primo azionista (e stavolta il termine è esatto) di Borsa italiana, con il 18,74% del capitale. Staccate le altre banche: Unicredito detiene l1,9%, Montepaschi il 10,3%, Bnl il 7,1%, Capitalia il 5%.
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