Trieste in Italia è in alto a destra. Sembra una banalità ma spesso la geografia ha un suo peso anche e soprattutto nelle questioni economiche. La posizione defilata delle Assicurazioni Generali, da sempre legate alla tradizionale sede triestina, è un simbolo perfetto del suo ruolo economico, mai troppo sotto i riflettori, ma piuttosto osservatore dall’alto, in una posizione di crocevia tra i flussi di scambio internazionali. Vale la pena ricordare bene che quando si dice Generali si parla di masse amministrate pari a 400 miliardi di euro è forse possibile che una società del genere non sia considerata sistemica per l’Italia? Chi si scaglia contro le partecipazioni «strategiche» non può pensare di essere preso sul serio. A Trieste è sempre esistito un doppio binario: da una parte gli investimenti di trading, assolutamente liberi e gestiti dagli esperti dei mercati finanziari (riconosciuti unanimemente dal mercato come professionisti di prim’ordine) e dall’altra parte le posizioni stabili, nelle mani del consiglio e del top management. Si tratta di un dualismo naturale. Per le principali istituzioni finanziare di uno Stato è velleitario pensare che possa esistere solo una di queste «anime»: se infatti i denari gestiti venissero utilizzati solo come un bancomat per finanziare le ambizioni della parte politica di turno verrebbe meno il rapporto di fiducia che lega i clienti alla società e che ne costituisce il presupposto, se dall’altra parte non vi fosse alcun «gettone di scambio» per sedersi ai tavoli che contano e non si potesse mai contare su di un appoggio negoziato con il management per una qualsiasi iniziativa di interesse nazionale, ciò significherebbe un trasferimento «virtuale» dall’Europa alla Luna, dato che, piaccia o non piaccia, il capitalismo è fatto anche di relazioni. A qualsiasi latitudine. Chi può dire ad esempio dove sarebbe finita una società strategica per gli interessi del paese come Telecom Italia senza l’appoggio esplicito dei capitali di Trieste? Davvero qualcuno crede che non sarebbe da tempo già finita sotto la spagnola Telefonica, realizzando (dopo gli ingressi di Vodafone, Orascom-Wind, Hutchinson-Tre e Swisscom-Fastweb) la paradossale situazione di mettere tutto il sistema delle telecomunicazioni in mani non italiane? Ancora più importanti delle partecipazioni dirette di Generali sono le influenze indirette, quelle legate alla semplice percezione di un possibile intervento. Senza ricordare situazioni che hanno fatto un po’ storcere la bocca come il caso Alitalia (che tuttavia per ora si è mantenuta italiana), si pensi ad esempio a quel crocevia fondamentale per il finanziamento della «industria Italia» che è Mediobanca: quanta parte dell’affidabilità dell’istituto di piazzetta Cuccia è da ascriversi alla consapevolezza delle relazioni con Trieste? È ipocrita cercare di dividere la mela dei grandi amministratori di capitali: una buona e una cattiva. Il peso sistemico delle Generali si è sempre fatto sentire e non può essere scisso dalla gestione ordinaria degli investimenti, così come sarebbe ingenuo pensare che vi sia solo il mercato e non anche le relazioni alla base degli investimenti di Axa e Bnp in Francia o che l’interesse dell’America sia del tutto alieno persino alle scelte di investimento di un battitore libero come Warren Buffett. Uno dei vantaggi competitivi del nostro paese è la quantità e la qualità del risparmio: sarebbe assai miope non far pesare (non fosse altro che come arma appoggiata sulla scrivania) questa forza per affidarsi in toto alla volatilità dei mercati, specialmente considerando che fra gli operatori più attivi nello scacchiere della finanza internazionale vi sono proprio quei fondi sovrani che di sicuro non hanno alcun interesse alla stabilità del sistema Italia.
Nei momenti di massima tensione dei mercati finanziari nel 2008 Unicredit ricevette una provvidenziale mano dai capitali libici, ma se si fosse lasciato più spazio a Gheddafi e non ci fossero i solidi capitali delle Fondazioni bancarie ad assicurare continuità, se pur con il senno del poi, sarebbe forse andata meglio? Conviene che chi ha i capitali degli italiani parli la nostra lingua e possa «fare sistema», indipendentemente dalla simpatia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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