Si è trovata in mezzo alla rissa senza nemmeno accorgersene. Questione di un attimo. Clelia La Russa, figlia dellassessore lombardo Romano e nipote di Ignazio, sa benissimo che certe cose funzionano così. Che un banchetto di propaganda di An a due metri di distanza da un presidio della sinistra può degenerare in scontro. Lei, studentessa di Medicina, non è scappata. Ballerine di vernice nera, secchiello Louis Vuitton al braccio e riga da parte, è stata assieme ai suoi amici, ai suoi compagni di partito, senza tirarsi indietro.
Hai avuto paura?
«Ho scelto io di essere lì. Ho deciso io di partecipare al banchetto. Certo, non pensavo finisse così».
Ti sei fatta male?
«Be, un calcio me lo sono preso».
Chi ha cominciato?
«Ci hanno accerchiato e siamo stati caricati mentre stavamo semplicemente mettendo a posto il materiale e a smontando il gazebo».
Che tipo di materiale stavate distribuendo?
«Stavamo portando avanti la raccolta di firme per chiedere più controlli sugli accessi in università contro furti, spacci e bivacchi».
In ateneo quindi non entrano solo studenti?
«No, ad esempio, quelli della rissa non erano solo studenti. Li abbiamo riconosciuti»
E chi erano?
«Quelli dei collettivi, quelli dei cortei».
Stai seguendo le orme di famiglia? Ti interessi di politica?
«Sì, ho partecipato al congresso di An e sono anche salita sul podio».
Coshai detto?
«Ho semplicemente introdotto un video sulle donne in occasione della festa dellotto marzo».
A due ore dalla rissa, Clelia è già tornata sui libri. Ha aiutato gli amici a ritirare volantini e bandiere e si è rinchiusa in biblioteca: lesame di pediatria è vicino e non cè tempo da perdere.
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