Com’è chic farsi maltrattare dai perfidi della televisione

Il grande chef Ramsay umilia i cuochi apprendisti, l'esperto di look Miccio strapazza le malvestite, il dottor Oz mette in imbarazzo i pazienti. E sono solo la punta dell'iceberg. Perché la perfidia sta conquistando il video

Com’è chic farsi maltrattare dai perfidi della televisione

Il mestolo, lo spillo e la vaselina. Dei loro attrezzi del mestiere hanno scelto nell’ordine: il più contundente, il più fastidioso e il più subdolo. Ma la missione è sempre la stessa: pesarti alla bilancia del loro sguardo veloce e farti capire che ti trovano scarso. In cucina, sul lettino, nella cabina armadio. Sono gli umiliatori televisivi, i perfidi del piccolo schermo, i fustigatori del video. Terrorizzano, demoralizzano, spaventano. Però, va detto, hanno ragione loro. Chiunque preferirebbe trovarsi a Pamplona inseguito dai tori, piuttosto che scoprirsi vittima del loro giudizio. Però, chi riesce a passare sotto le Forche Caudine dei loro show, chi è in grado di non decomporsi all’afa della loro perfidia, impara nell’ordine: a cucinare un soufflé che sta su come fosse stato impastato col Viagra, a guarire dai più esotici accidenti, a comprendere quale sia la differenza tra vestirsi e mascherarsi. Il prezzo è alto. Lo diciamo subito, ma tanto lo avrete visto. Gli arcigni sono già in onda da un po’, i prigionieri sono già stati sacrificati all’altare dell’audience. Talenti, corpi e anime strapazzati davanti al pubblico ludibrio un po’ da tutte le reti. Sky Vivo all’inizio e ora Sky Uno si avvalgono dello chef «aguzzino» Gordon Ramsay (per rendere la voce adatta al piglio si sono rivolti al doppiatore Francesco Caruso Cardelli, uno che ha «fatto parlare» anche Chris Larkin in Master and commander, per intenderci...). Gordon è inglese e in più è Scorpione (inteso come segno zodiacale, per chi facesse caso a queste cose): due ringhi in una sola personalità. Ha aperto il suo primo ristorante, nell’economicamente inapprocciabile quartiere di Londra, Chelsea, nel 1998, cioè quando aveva 32 anni. E oggi, con gli allievi del suo reality (12 aspiranti chef divisi in 6 donne e 6 uomini) pretende quanto, presumibilmente, ha sempre preteso da se stesso. Ha deciso di intitolare il programma Hell’s Kitchen. E questo spiega tutto. In pallio, per il vincitore, c’è un posto da chef in un lussuoso ristorante di Los Angeles. Ma in mezzo... Nel corso delle quindici puntate c’è stata gente che si è messa a piangere, che ha deciso di cambiare mestiere, che è entrata in analisi, che ha giurato di cucinare, da quel momento in poi, solo riso in bianco per il resto della sua vita. Gordon urla, aggredisce, lancia piatti con dentro tutto il loro «mefitico» (a suo dire) contenuto, insulta. Dritti, muti, spiritati, quei poveri cuochini con la frusta e il pelapatate sembrano più davanti a un plotone d’esecuzione che a una pentola fumante. E lo sparo arriva. Urlato, nove volte su dieci: «Ma che schifo è, incapace?!». Ma se ce la fai in quella cucina, per quelle quindici puntate... Ce l’hai fatta ovunque.
Più glamour e contenuto, ma non meno spietato è il modo in cui il dandy Enzo Miccio si rivolge ai suoi «casi» in Ma come ti vesti? in onda su Discovery Real Time, (canale 118 di Sky). Per non parlare di come, sullo stesso canale, martirizza le future spose nell’altra trasmissione a lui affidata, dal titolo Wedding Planners. Di base, Enzo si prende in carico delle improbabili sovrappeso, spettinate e dalla carnagione giallognola. Di solito agisce così: una smorfia, un penzolamento della mano, un gridolino scandalizzato e un atterrito sguardo in camera. È così che di norma sottolinea in giallo fluo Stabilo Boss, l’inadeguatezza della malcapitata. È così che riesce a far sentire una mamma che lavora, che carica la lavastoviglie, che sta dietro al pupo urlante e che deve barcamenarsi con mille euro al mese, un’inetta brutta sporca e anche un po’ cattiva. «Eh su tesoro mio, un po’ di gusto...». La preleva dal vapore della sua cucina angusta con la tovaglia cerata, le strappa dalle braccia il pargolo piagnucolante, sorvola sullo sguardo assente del marito ipnotizzato dal bicchiere di birra e la restituisce, dopo una full immersion di 72 ore, pettinata, massaggiata, truccata e rivestita. Di solito il «ricongiungimento famigliare» avviene in qualche bar con la luce al neon mentre il marito (che a fatica si era accorto della sua assenza) e gli amici di sempre, attendono l’anatroccolo trasformato in cigno. Sì, ma la trasformazione, quanto dura? E quanto costa, soprattutto? Perché che dire, sempre a proposito di Discovery Real Time, di quella «sadichina» operosissima di Paint Your Life che per farti svecchiare la madia della nonna ti fa spendere migliaia di euro tra ferramenta, falegname, tappezziere e poi, guardando lasciva un barattolo di vernice, ti dice perentoria: «Se voi non vi sentite sicuri, mettete il nastro di carta sul bordo».
Poi c’è il Dottor Oz (da stasera promosso in prima serata su La7 e nato da una costola, o meglio, da una parentesi dell’Oprah Winfrey Show). Il cardiochirurgo americano Mehmet Oz è apparentemente comprensivo: sorride, ascolta pazienti che gli parlano tanto di disfunzione erettile quanto di fobie alimentari. È talmente di larghe vedute che pare abbracciare con la stessa convinzione, sia l’allopatia sia l’omeopatia e perfino strade più estrose (ogni tanto, come rimedio, consiglia radici). A dire il vero, è solo «vaselinico».

Ed è con magistrale perfidia che seziona i problemi dei suoi pazienti televisivi, con disappunto crescente ma implacabile che spiega a un grasso di essere in realtà obeso, a un timido di essere in realtà impotente, a uno con problemi di postura di essere in realtà gobbo. È la tv, bellezza...

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