È in coma come Eluana. E l’Inps le chiede il conto

LecceÈ in coma vegetativo da sedici anni, ma l’Inps le chiede il reddito conseguito nel 2008. E lo fa con una lettera precisando che, qualora non dovesse arrivare la documentazione richiesta, sarà sospesa la pensione di invalidità. È quanto accaduto a Tricase, paese lungo la costa adriatica della provincia di Lecce.
Lei si chiama Emanuela Lia, ha 37 anni, è in coma dal 1993 e vive in casa dei genitori che l’assistono senza sosta fin da quando è rimasta ferita in un drammatico incidente stradale. Dopo aver ricevuto la lettera dell’Inps di Casarano, suo padre, Cesare, rivela: «Ogni anno ci arriva questa richiesta anche da altri enti pubblici». E aggiunge: «È stata una presa in giro, si sa che mia figlia, così come altri ragazzi, è in coma vegetativo e non vedo quale reddito possa produrre». Fatto sta che la comunicazione è stata inviata ed è giunta a destinazione. «Mi rendo conto – prosegue il padre della ragazza – che è una prassi burocratica, ma è anche vero che è possibile censire questi ragazzi per evitare che l’invio di queste missive si trasformi in una umiliante presa in giro; credo che una dichiarazione di esistenza in vita vada più che bene», conclude.
La vicenda di Emanuela ha commosso tutta la Puglia. Quando si è consumata la tragedia lei aveva 21 anni, studiava giurisprudenza e sognava di diventare avvocato come il padre. Ma i sogni e le speranze sono stati spazzati via da un incidente avvenuto il primo gennaio del 1993: stava tornando a casa da una festa, era a bordo di una Fiat Panda, il giovane che guidava ebbe un colpo di sonno e la macchina finì contro un palo della luce; scattarono i soccorsi, Emanuela fu trasportata in ospedale e i medici le diagnosticarono un trauma midollare con «prognosi negativa quanto a un recupero della vita cognitiva». Da allora la ragazza è in coma. La famiglia ha tentato di tutto per farla riprendere: l’ha anche accompagnata in Germania dove Emanuela è stata ricoverata per quattro mesi in una struttura specializzata, ma non c’è stato niente da fare. Poi il ritorno a Tricase, dove i genitori hanno trasformato la loro abitazione, una grande villa fine Ottocento, in una vera e propria clinica per accudire la figlia malata. Per i primi quattro anni la ragazza è stata alimentata con un sondino, poi ci sono stati progressi che neanche la scienza è riuscita a spiegare: adesso beve gli alimenti con il cucchiaino, si nutre con il frullato che le prepara la madre Giulia e ascolta la musica di Renato Zero, il suo idolo. I genitori non l’hanno mai lasciata un attimo, continuano ad accudirla, la sorella più piccola ogni giorno le legge giornali e libri.
Dopo la lettera dell’Inps che chiede di conoscere il reddito conseguito nel 2008, interviene sulla vicenda il responsabile dell’Osservatorio per la tutela e lo sviluppo dei diritti dell’associazione «Giuseppe Dossetti: i Valori», Corrado Stillo.

«È davvero umiliante – dichiara – per una famiglia che da sedici anni assiste una donna in coma vegetativo permanente vedersi recapitare una richiesta di reddito annuale da una burocrazia sorda e cieca di fronte all’evidenza di una tragedia»; Stillo, dopo aver espresso solidarietà alla famiglia che «accudisce amorevolmente una persona malata nella tutela della sua dignità» chiede anche all’Inps «di adeguare le procedure di fronte a casi come quelli di stato vegetativo permanente evitando così ridicole quanto offensive richieste burocratiche che appartengono ad una realtà superata dalla scienza e dal buon senso».

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