Per uno come lui che sul piglio duro da funzionario anti mediatico ci ha costruito una carriera, lo smacco sarà esser ricordato per un sorriso. Era il 3 maggio del 2006, ai funerali dei soldati morti a Nassirya Vasco Errani se la rideva, abbracciato da un Alfonso Pecoraro Scanio che, lingua di fuori e braccio attorno alle spalle del governatore dellEmilia Romagna, deve avergli detto qualcosa di troppo comico per trattenere le risate. Più della foto, a raccontare Errani è la sua reazione. Semplicemente negò: «Mi sento profondamente offeso e diffamato dalla campagna che Libero e il Giornale provano a inventare», reagì alla pubblicazione di quel maledetto scatto.
Nato 54 anni fa a Massa Lombarda, a 28 anni è già in consiglio comunale a Ravenna col Pci. Ci resta fino al 1995, dodici anni. Poi approda in Regione e non si muove più: dirigente, consigliere del presidente Pierluigi Bersani, assessore al Turismo. Dal 1999 presiede la giunta e non dà segno di voler schiodare. «Un uomo di apparato» dicono di lui. Con la capacità di tessere i rapporti giusti, però, se è vero che quando si candida alla presidenza contro il giornalista Gabriele Canè può giocarsi, lui ex comunista, un piano regionale approvato da Confindustria. Lo chiamano il «non governatore», perché sarà pure il presidente della Conferenza di tutti i governatori e in Emilia avrà pure un consenso da monarca, 63 per cento nel 2005, ma lappellativo non gli piace. Eppure ha il fare del comandante, eccome. Nel 2000 a chi avanzava perplessità sullalto tasso di litigiosità dei partiti che lo sostenevano, replicava secco: «Per la coalizione garantisco io». A chi, a proposito della complessa partita della Sanità, gli chiese se di qualcosa si fosse pentito, rispose: «Nessun pentimento». Quando poi Prodi scongiurò le Regioni di prendersi un po dei rifiuti campani che stavano sommergendo il suo governo, Errani annunciò che lEmilia ne avrebbe ospitate 5mila tonnellate, e a chi protestava disse solo: «LEmilia farà la sua parte». Adesso, alle polemiche su un suo possibile terzo mandato da governatore alla faccia dello Statuto Pd che ne raccomanda due, reagisce glissando: «Basta discutere solo delle persone e dei loro destini», per poi aggiungere un morettiano: «Non facciamoci del male» seguito, a proposito dellavanzata leghista in terra rossa, da un dalemiano: «Io non ho paura di nessuno».
Così si potrebbe scommettere su chi la vincerà, la partita delle regionali 2010. Nel partito è scontro, non solo in Emilia. Dalla Lombardia, il giovane consigliere regionale Giuseppe Civati si scandalizza per «la combriccola del Vasco alla faccia del rinnovamento». Da Roma, il deputato Salvatore Vassallo chiede almeno le primarie, annotando: «Anche Tony Blair dopo dieci anni ha cambiato mestiere». Lui però è già in una botte di ferro.
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