Il commento Belli e dannati? Meglio assunti

di Claudio Risé
Lo «sballo» post adolescenza sta passando di moda. Non perché i ragazzi siano stati illuminati sulla via di Damasco; ma per una ragione più semplice, e poco discutibile. Non ci sono più soldi. E lo sballo costa, come ogni trasgressione. Quando, come adesso, la pensione del nonno finisce nelle spese ordinarie di casa, perché qualcuno ha perso il lavoro, o i soldi in borsa e i clienti scarseggiano, anche le «paghette» vengono decurtate, se non spariscono. E se il figlio non dà esami all’università, anche i genitori più liberali e svagati cominciano a premere: cercati un lavoretto purchessia.
Tutto ciò fa benissimo. La trasgressione, in ogni tempo, è figlia dello spreco. Si sviluppa quando ci sono soldi a sufficienza da non dover fare troppa attenzione se i figli studiano o invece non combinano niente. I «belli e dannati» di Fitzgerald impazzano negli anni ’20; dieci anni dopo, con la grande depressione, la musica cambia. Eliogabalo organizza i suoi travestiti quando dalle province dell’Impero si può ancora spremere qualcosa; poi comincia un altro spettacolo; arriva gente che fa poche storie, le dee maghe non se le fila più nessuno, e si corre verso costumi più castigati, anche per sopravvivere.
Non è, naturalmente, soltanto una questione economica. L’origine della nuova tendenza è, come sempre, nell’inconscio collettivo che sta diventando, da edonista e trasgressivo, normativo e operoso. Ma questo è solo il risvolto, psicologico e profondo, delle tasche delle persone; la spiegazione non ha nulla di esoterico o complicato. Il fatto è che la psiche della gente e il loro conto in banca si trovano tutti e due su questa terra, quindi entrambi vengono influenzati dalla stessa atmosfera e dalle stesse notizie. Quando, a colpi di trasgressioni, si è distrutta la ricchezza circolante a furia di improbabili «derivati» e si è lasciato che i propri figli cadessero fulminati da droghe e scemenze travestite da tendenze culturali, poi bisogna cambiare. I derivati tocca buttarli nella spazzatura, e le droghe anche. Come aveva già cominciato a fare George Bush, sotto le cui presidenze la cannabis era crollata del 25 per cento, trascinandosi dietro tutto il resto, compreso l’alcol (in Italia però, dove ancora si farnetica di «droga leggera», il consumo di hashish aumenta).
Certo, anche la politica ha fatto la sua parte. Quando la sponda ideologica della trasgressione chiede l’allestimento di stanze per bucarsi e morire prima; o pubbliche censure ed espulsioni dai festival di cantanti che illustrano la libertà di smettere di essere gay; o lancia campagne per l’uccisione per fame e sete dei disabili, la cupezza della visione colpisce anche gli eversori più ostinati. Specie se giovani: un ragazzo, un filo di luce in fondo alla strada deve poterlo intravedere, anche se un po’ di tenebra lo interessa sempre. L’origine della crisi della politica trasgressiva è però prepolitica, e psicologica.

Il fiume della trasgressione s’è inaridito, non vi scorrono più idee, perché l’acqua corre verso il grande alveo della continuazione della vita. Non si possono più buttar via energie in vaneggiamenti mortiferi. La vita e il suo sviluppo hanno bisogno delle forze di tutti. Anche dei ragazzi che le buttavano volentieri via.

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