di Livio Caputo
Sarà perché è in altre faccende affaccendata, ma ormai da settimane l'opposizione ha praticamente cessato di attaccare la politica estera del Cavaliere. Poiché non è tempo di spirito «bipartisan», questo silenzio deve essere dovuto al fatto che il governo, dopo avere superato la diffidenza con cui era stato accolto in certi Paesi alleati ed essersi insediato autorevolmente alla presidenza del G8, sta passando senza muovere troppo le acque da un successo all'altro, conferendo finalmente all'Italia quel ruolo di media potenza che in passato le era troppo spesso sfuggito.
Nonostante qualche battuta che fa inarcare le sopracciglia ai diplomatici, nonostante qualche forzatura verbale non troppo gradita agli elettori come la richiesta di «perdono» alla Libia (in cambio, si spera, di tangibili ritorni economici e di una azione di contenimento dell'immigrazione clandestina), Berlusconi si sta ritagliando un ruolo di «senior statesman» che anche la nuova amministrazione americana, pur tanto gradita al Pd, ha già mostrato di apprezzare.
Il nostro presidente del Consiglio ha senz'altro avuto una parte nel vistoso riavvicinamento tra Washington e Mosca, ha risposto con prontezza (pur nei limiti abbastanza ristretti delle nostre disponibilità) alla richiesta di rinforzi per il corpo di spedizione Nato in Afghanistan, ha accettato di accogliere qualcuno dei prigionieri di Guantanamo e ha saputo assumere, nella complessa partita mediorientale, un ruolo mediano che può essere prezioso nel rilancio del processo di pace. Da un lato, resta il miglior amico di Israele nella Ue, tanto che l'Italia si appresta a boicottare, insieme con Stati Uniti e Francia, la conferenza «Durban2», in cui il blocco dei Paesi musulmani ha in programma di mettere lo Stato ebraico sotto processo; dall'altro, ha stabilito un rapporto eccellente con il più autorevole statista arabo, il presidente egiziano Mubarak, e con la sua proposta di un piano Marshall per i palestinesi si è conquistato le simpatie di Abu Mazen. Se poi si concretasse davvero la sua proposta di tenere uneventuale conferenza di pace ad Erice, l'Italia si ritaglierebbe un altro posto nella storia.
Altrettanto incisiva è stata l'azione del governo in Europa per promuovere unazione comune contro la crisi. Ci siamo battuti contro ogni iniziativa protezionistica, abbiamo mediato tra punti di vista spesso opposti, perfino la nostra richiesta di anteporre il salvataggio dell'economia a interventi troppo costosi e penalizzanti per la riduzione dei gas serra si è rivelata vincente.
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