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Il commento Il doppio sesso fa paura Ma poi cancelliamo la femminilità

Nel tempo della rivoluzione e liberazione sessuale l’ermafrodito è il vero tabù. All’epoca dei «diritti sessuali» per tutti, il portatore di entrambi i sessi è l’unico la cui identità non viene riconosciuta, e, se finalmente dichiarata, lo mette ai margini della società.
Caster Semenya, in barba a tutte le norme contro le discriminazioni sessuali, non potrà probabilmente più gareggiare, né come donna, né come uomo, dato che è entrambi. L’eccesso di caratteristiche sessuali non è consentito. Si può essere uomini, donne; e passare da un sesso all’altro. Ma tenersi entrambi i sessi no, è troppo; bisogna rinunciarci, alla faccia dei diritti umani. Del resto la società oggi rivolge la stessa richiesta di «specializzazione» a tutti, donne e uomini, anche al di fuori dello sport. La donna «in carriera», ad esempio, può esprimere l’aspetto maschile della determinazione, ma dovrà allora comprimere quello specificatamente femminile della maternità. Allo stesso modo, nella società politicamente corretta, il maschio è cortesemente pregato di almeno camuffare alcune caratteristiche archetipiche del maschile, come quella del guerriero. Quando è troppo è troppo.
All’androgino tocca così la stessa sorte della scoperta fatta del fondatore della psicoanalisi, Sigmund Freud: quella della fondamentale bisessualità di tutti gli esseri umani. Le psicologia contemporanea, che accettò senza fiatare idee del fondatore ben più bizzarre e meno fondate (come per esempio quella del pasto rituale dove i figli divoravano il padre per possedere la madre), sulla questione della bisessualità fece sorrisini di circostanza, e sostanzialmente girò al largo. Poi finì con lo sdoganare, più o meno di malavoglia, omosessualità e transgender; ma la bisessualità (cioè appunto l’androginia originaria, l’ermafrodito che sonnecchia in ogni essere umano), quella è ancora tabù. L’ermafrodito ha magari Santi in Paradiso (in quanto rappresentazione della totalità psichica, aspirazione di tutte le religioni e correnti sapienziali), ma non gruppi che lo difendano, parlamentari (e neppure molti medici) che si battano per i suoi bisogni, e diritti.
In questo, la modernità è più crudele dell’Ancien Régime, o delle società dette primitive. Nella diplomazia francese del diciottesimo secolo un ermafrodito, il cavaliere d’Eon, teneva per conto del Re Luigi XV rapporti con l’imperatrice di Russia. Nelle società tradizionali, che noi presuntuosamente chiamiamo «primitive», le persone che avevano tratti ermafroditi, venivano (e vengono) considerati portatori di forze ed energie particolari, e quindi spinti a diventare preti, indovini, guaritori, sciamani, insomma tramite con l’aldilà. Nella modernità questa possibilità di essere entrambi non è prevista. Nel romanzo Orlando, della scrittrice omosessuale britannica Virginia Woolf, il protagonista passa dall’identità e gusti maschile a una femminile, ma non può a viverli entrambi. Occorre prendere una tessera di partito-orientamento sessuale: etero, gay o transgender, sono quelli ammessi. L’ermafrodito non è un partito: è una coalizione (psichica ed ormonale), che contiene dentro di sé tutti gli altri. Per questo, tra tutte le varie condizioni sessuali, è l’unica non contemplata, quella che intere società fanno finta di non vedere. Perché maschile e femminile insieme, quelli veri, non castrati dalla political correctness, rischierebbero di vincere. Come Caster.
Allora, quando si scopre che uno di loro è sceso in campo, meglio metterlo fuori gara. E fingere che gli altri, i molti ermafroditi, fisici e psichici, in giro per il mondo non esistano affatto.

Meglio fantasmi che vincitori.

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