Il commento E meno male, viva la carta!

Il fatto che l’ebook per ora sia un mezzo flop non ci impensierisce. Forse tra cinque o dieci anni il rapporto tra libro elettronico e libro di carta sarà uguale a quello attuale tra cellulare e telefono fisso. Tutti hanno uno o due esemplari del primo, molti non hanno più il secondo. Intanto però il vecchio libro di carta continua a vivere di vita propria. Per fortuna. Tantissime persone, forse la maggior parte dei lettori «abitudinari», pur non essendo bibliofili o collezionisti, non rinuncerebbero mai al volume da tenersi in biblioteca. E questo non solo per il motivo che, anni e anni fa, ci ha insegnato Umberto Eco, e cioè che da Gutenberg in avanti il libro, nonostante l’accelerazione esponenziale della tecnologia, ha resistito a tutte le invenzioni successive, mantenendo inalterata la propria funzione e dimostrandosi il corrispettivo della ruota o del cucchiaio nella storia della civiltà: e cioè un’invenzione talmente perfetta da non poter essere migliorata; ma anche perché il libro di carta trasmette un senso di piacere molto particolare. Che non è solo, o tanto, quello tutto spirituale della Lettura, dell’Apprendimento, della Conoscenza. Ma soprattutto quello carnale del Possesso, della Fisicità, dell’Uso.
Il libro elettronico può anche essere più comodo, più economico, più funzionale. Rispetto al vecchio libro di carta può essere di «più». Ma ovviamente non «come». L’ebook non puoi girartelo tra le mani, non puoi riporlo nella tua libreria, non puoi «leggerlo» per osmosi - cioè soltanto scorrendo la quarta di copertina o un risvolto o l’introduzione o una paginetta, lì dove sei, in piedi davanti allo scaffale - ma soprattutto l’ebook nega il vero grande piacere, impagabile per qualsiasi possessore di libri. Che è quello di non prestarli.

Con un clic il libro elettronico lo puoi «girare» a tutti, duplicandolo, ma nello stesso tempo tenendolo per te. Quello di carta no: se lo presti è perduto. E quindi, giustamente, te lo tieni. Perché il libro, come la lettura, è qualcosa di personale, egoistico, concreto ed esclusivo. Perfetto, appunto.

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