Il commento E ora Angie avrà mano libera per le riforme

VANTAGGI Una virata che si farà sentire nella Nato, dove si allontana lo spettro di un ritiro tedesco da Kabul

I tedeschi hanno fatto finalmente quella scelta che Angela Merkel aveva già auspicato quattro anni fa e aveva invocato nuovamente durante la campagna elettorale: hanno eletto cioè, sia pure di stretta misura, un Parlamento in cui sarà possibile formare una coalizione di centrodestra, costituita dalla sua Cdu-Csu e dai liberali della Fdp. Forse la cancelliera avrebbe preferito se il suo partito, rimasto fermo al 33,5%, avesse raccolto un po’ più di consensi e la Fdp, che invece ha ottenuto con il 14,5% un successo al di sopra di ogni aspettativa, qualcuno di meno. L’importante, tuttavia, è che il risultato le permette di porre fine alla Grande Coalizione rosso-nera con cui ha dovuto governare per 4 anni e che ha portato al rinvio di molte riforme su cui i due partiti, fisiologicamente avversari, non erano d’accordo. Per la Merkel, in ogni caso, s’è trattato di un trionfo personale perché è stata la sua popolarità, più di quella del suo partito, a determinare la svolta.
Al successo di Cdu-Csu e Fdp ha fatto riscontro una vera e propria disfatta del partito socialdemocratico, che non solo viene estromesso dal potere per la prima volta in 11 anni, ma ha accusato anche una forte emorragia di voti verso la Linke, l’unione tra ex comunisti dell’Est e i seguaci del suo ex leader Lafontaine, uscito dal partito sei anni fa. Il 23,5% della Spd rappresenta il peggiore risultato del dopoguerra e fornisce un’ulteriore conferma della crisi del socialismo europeo singolarmente incapace di fornire risposte alla grande crisi economica che in teoria avrebbe dovuto favorirlo.
La virata a destra della Germania allinea la più grande nazione europea colla tendenza ormai dominante nell’Ue. Essa avrà conseguenze importanti sia in politica interna sia in politica estera. Con la recessione incombente e una minacciosa ondata di disoccupazione attesa per l’autunno, la nuova coalizione dovrà muoversi all’inizio con una certa cautela, cercando di favorire la graduale ripresa registrata nelle ultime settimane e di mantenere la pace sociale. Ma, una volta superato lo scoglio della crisi, essa potrà finalmente introdurre quelle riforme - soprattutto del mercato del lavoro e della previdenza - che la Grande Coalizione aveva dovuto riporre nel cassetto. La Fdp, spesso definita il partito degli imprenditori, sfrutterà il suo successo per diventare la mosca cocchiera di questa operazione e cercare di arginare la deriva statalista che - sotto l’impatto della recessione - ha contagiato anche la Germania.
Anche sul piano internazionale ci saranno novità significative. Guido Westerwelle, il leader liberale che dovrebbe diventare ministro degli Esteri, è un atlantista certo più convinto del suo predecessore Steinmayer, si batterà fermamente contro coloro che chiedono il ritiro tedesco dall’Afghanistan e darà senz’altro il suo assenso a ulteriori sanzioni contro l’Iran.

Inoltre abbiamo ora la certezza che il prossimo membro tedesco della Commissione Barroso che dovrà essere designato nell prossime settimane, non sarà più un socialista ma un fedelissimo della Merkel con conseguente modifica degli equilibri a Bruxelles.

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