Si chiude. Sei giorni nei quali la città è stata quasi completamente vissuta, nel bene e nei disagi, dal Salone del Mobile. Un consuntivo si dovrà fare con il passare di un certo tempo, perché così a caldo, non vi sono che entusiasmi. Entusiasmi che per un certo verso sono più che legittimi, perché i compratori, i negozianti o i rappresentanti di gruppi di acquisto si sono visti, come pure gli stranieri, dei quali si temeva la scomparsa. Si è ricominciato a vendere insomma, perché il settore ha vissuto gli ultimi mesi tragicamente, ma se i fiori sono sbocciati occorrerà vedere se è una fioritura prematura o se il gelo la rimanderà ancora nel tempo. La risposta sta infatti tutta nelle mani del comune compratore che, come ha disertato per ora i negozi, potrebbe ancora non essere in grado di acquistare. Un dato è certo, a favore di noi consumatori, che questa crisi ha fatto rivedere i prezzi al ribasso, da una parte, e dallaltra ha fatto migliorare la qualità dei prodotti, due fattori che negli anni della felicità erano poco considerati fattori determinanti. Daltra parte cè da considerare che non basta un Salone a farci cambiare il divano o la cucina, come non sono bastate le sfilate di moda per far salire le vendite dellabbigliamento, e lo hanno dimostrato su diversi fronti il successo crescente di Ikea da una parte e Zara e H&M dallaltra. Quindi i fattori sono altri e vanno ricercati nella politica e nelleconomia globale. Solo se questa si riprende sarà in grado di farà uscire dal negozio il letto acquistato al Salone. Strepitoso lafflusso dei giovani alle manifestazioni del fuori Salone.
Del tutto o quasi privo di innovazione, ma diventato fenomeno di costume, di richiamo, unoccasione di socialità, sia tra i tanti che del design ne fanno una bandiera e un simbolo dellattualità come pure di quelli che del design non ne sanno nulla e nulla loro importa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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