Il commento Grande campione ma adesso piccolo uomo

Il piccolo uomo che ha ufficializzato il proprio ritorno in F1 non è Michael Schumacher bensì il gemello ingrato. Proprio come nella metafora natalizia usata giorni fa dal presidente deluso Luca di Montezemolo. Perché lo SCHUMI tutto maiuscolo non avrebbe tradito la sua «seconda famiglia»; perché, se fosse stato divorato dall’assurda voglia di tornare, l’avrebbe dovuto fare solo con questa rossa famiglia reduce da un disgraziato 2009. Quale gioia, quale stimolo, quale sfida avrebbe potuto competere con la sensazione grande di prendersi sotto braccio i compagni e amici di 15 anni d’avventure sull’asfalto per ritornare in vetta assieme? Lo SCHUMI tutto maiuscolo avrebbe reagito diversamente anche di fronte al cortese «no grazie» maranelliano alla sua richiesta di avere un volante. Avrebbe capito che Massa – e non lui - meritava un’altra chance dopo il dramma di Budapest; avrebbe compreso che Alonso – e non lui – rappresentava lo Schumi giovane a cui affidarsi in pista negli anni a venire. Avrebbe capito e si sarebbe comportato di conseguenza, accettando di restare legato alla Rossa a vita come suo uomo simbolo.
Invece il piccolo uomo ha preferito rimangiarsi la parola data per salire sulla BrawnGp campione del mondo camuffata da Mercedes. L’auto più forte in circolazione. Come fece nel 1993 Alain Prost, fermo da un anno in attesa che si liberasse un posto sui missili Williams. La differenza grande sta però nel fatto che, all’epoca, il francese lo disse fin dall’inizio che si sarebbe fermato dodici mesi in attesa di quel super volante; la differenza sta nel fatto che nel motivare il ritiro non ci riempì la testa con i discorsi sulla famiglia e i bambini che crescono e Gina Maria e Mick e frau Corinna che non lo vedono mai. La differenza sta nel fatto che non aveva 41 anni e voleva il quarto mondiale. Schumi con la minuscola, invece, di mondiali già in tasca ne ha sette...
Se non altro il gemello del grande campione è almeno conscio di averla combinata grossa. Per questo ieri ha inviato un messaggio ai tifosi di rosso vestiti il cui senso si può così riassumere: che anni memorabili abbiamo trascorso insieme e che squadra avevo e continuate a volermi bene anche se correrò per battere la Ferrari.

Ammettiamolo: non bello per Maranello e non bello per i tifosi. Per la verità, non bello soprattutto per la famiglia Schumacher, una moglie e due figli che ora hanno la certezza di non essere abbastanza per tenere a casa papà.

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