Il commento L’onore di un galantuomo

Nei giorni scorsi, abbiamo fatto parlare la sentenza e i testimoni, proprio per non aggiungere emozione all’emozione, sdegno allo sdegno, polemiche alle polemiche.
Ma, ora che sono passati tre giorni dalla sentenza sulla presunta spartizione del Porto di Genova, che ha sostanzialmente demolito le tesi dell’accusa, assolvendo Giovanni Novi da dodici capi di imputazione su tredici e condannandolo a due mesi e duecentomila lire di multa, roba da codice della strada, vale la pena di dire due cose. Anzi, meglio: di ripeterle.
Perchè da queste colonne siamo stati gli unici a dirle sempre. A spiegare che il processo sul Porto era costruito sul nulla e che il linciaggio mediatico da parte di una parte della stampa nei confronti di Giovanni Novi era qualcosa di inaudito. Per mesi, con il contorno di intercettazioni che dimostravano poco o nulla, si è fatto finta di credere e si è voluto far credere che Novi fosse il capo dei cattivi di Genova e che tutti i mali della città e del porto dipendessero da Novi.
Qualcosa di talmente assurdo e di talmente inconcepibile per chi solo abbia avuto a che fare cinque minuti con l’ex presidente dell’Autorità Portuale - che, se ha un limite, ce l’ha nella sua ingenuità e nel suo essere quasi naif - da essere al di là del bene e del male.
Nei giorni scorsi, un osservatore che pure non scrive con il veleno nel pennino come Francesco Ferrari, ha scritto sul Secolo XIX - che della battaglia contro Novi è stato il portavoce ai tempi della direzione di Lanfranco Vaccari (ora, con Umberto La Rocca, la linea è stata molto più equilibrata e attenta anche alle ragioni della difesa) - che comunque il processo a Novi è servito come spartiacque per il Porto e che indietro non si torna. Sarà.


A noi, che la linea non l’abbiamo mai cambiata dal primo giorno, di questo processo resta l’incredulità nel vedere un imprenditore del calibro di Aldo Grimaldi, uno che ha costruito moltissimo nella vita e che a 88 anni continua a mantenere le sue promesse imprenditoriali, alla sbarra.
Ci restano i danni di un Porto quasi paralizzato da un processo che forse si sarebbe potuto evitare, semplicemente analizzando le norme (...)

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