Il commento Le note al posto dei cannoni

di Massimo Colombo

«Nothing happens by chance», dice un famoso detto americano. E difatti non può essere un caso se il Qatar, scoglio di pietre desertiche dense di petrolio infilato nel Golfo Persico, decide di metter su un’orchestra sinfonica come si deve, per farla dirigere (e portare per mano in giro per il mondo) nientemeno che da «Sua maestà» Lorin Maazel. Toh, che caso, americano! Che il Qatar e gli Usa andassero a braccetto lo si sapeva da tempo. Ricordo quando nel marzo 2003, il giorno dopo lo scoppio della seconda guerra in Irak, ero in volo per Muscat, sultanato di Oman. L’Alitalia - sempre affidabile - si era affrettata a cancellare tutti i voli. A me pareva di saperlo, così avevo scelto Qatar Airways, con l’inevitabile scalo a Doha.

E l’aeroporto della capitale era letteralmente tappezzato di mezzi militari americani, pronti a entrare in azione. L’alleanza oggi si rinnova, sotto altri auspici, questa volta portatrice di pace o, almeno, di messaggi di pace. Il connubio «cultura-dollari-petrodollari» rischia di funzionare meglio dei cannoni.

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