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Il commento Pebble Beach non è facile da «conquistare»

E così alla fine Pebble Beach ha deciso di lasciarsi conquistare da Graeme Mc Dowell. Perché di questo, evidentemente, si è trattato: non è stato il giocatore a domare il campo, ma il campo a scegliere a chi abbandonarsi. Come fosse una bella donna assai volubile, ma pienamente consapevole del suo fascino. Come una femmina umorale e quindi totalmente imprevedibile. In fondo scriveva bene Charles Dickens: «Ci vogliono vent’anni a una donna per fare del proprio figlio un uomo, venti minuti a un’altra donna per farne un idiota». E se Dustin Johnson lo avesse letto o studiato con più attenzione, forse ora non staremmo qui a commentare il trionfo del nord irlandese. Perché, di fronte ai capricci di Pebble Beach, a quell’inesperto del ragazzone americano è bastato quel classico quarto d'ora dickensiano, per farsi balbettante come un assoluto esordiente nelle cose dell'amore.
E come tutte le donne consce del proprio potere, non si è lasciato certo addomesticare da un «Oui, Je suis Gregory Havret» qualsiasi, da un classico francesone cresciuto a pane e grandeur. Da uno come lui, una bella ragazza al limite si lascia portare fuori la sera, pagare la cena e poi riaccompagnare fino a casa. Gli offre la sensazione di poter entrare, per poi chiudergli la porta in faccia: grazie, buona notte e ci sentiamo. Forse. Né poteva, Pebble, concedersi a uno come Ernie Els, al classico, pacioso padre di famiglia ormai un po’ arrugginito nei contorti meccanismi della conquista. Uno insomma che sul più bello si lascia sopraffare dall’ansia da prestazione. Per carità!
O, peggio, da Phil Mickelson, da uno che, sul biglietto da visita, alla voce professione, ha scritto «insistente». Certo: un fresco quarantenne che finalmente sembra aver trovato un centro di gravità (oltre che a un centro buca) permanente, inizialmente può ingannare qualsiasi donna. Ma non una femmina complessa come Pebble Beach, che vuole un uomo che sia pieno di lei, non pieno di se stesso.
Ovvio poi che in un frangente simile, Tiger Woods potesse facilmente dire la sua. Eccome. E infatti è partito lancia in resta, carico di testosterone, sicuro di arrivare in porta. Poi si deve essere ricordato qualche lezioncina imparata recentemente a caro prezzo e, quella biondona californiana tutta curve di nome Pebble, alla fine ha preferito fare finta di non conoscerla. Come dargli torto, d'altronde?!
Ecco dunque perché nella lotteria dell'amore, sulla ruota dello Us Open, alla fine è rimasto solo il nome di Graeme Mc Dowell. Perché di fronte alle bizze imprevedibili di Pebble, lui è sempre rimasto saldo nella testa e nel cuore. Perché qualsiasi cosa succedeva, bella o brutta, esaltante o demotivante che fosse, Graeme, in silenzio, c'era. E - per chi non lo sapesse - alle donne, a tutte le donne, gli uomini che sanno esserci senza disturbare, sono sempre piaciuti.

E pure molto.

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