Le due offensive parallele del Pakistan contro i santuari di Al Qaida nelle zone tribali e dei marines americani contro le roccheforti talebane nella provincia afghana di Helmand avranno un effetto collaterale di notevole rilievo: accelerare i cambiamenti nella geografia della organizzazione terroristica di Osama bin Laden. Ormai da diverse settimane i servizi americani stanno registrando un esodo di combattenti arabi, uzbechi e ceceni dalle province di frontiera del Pakistan fin qui controllate dai fondamentalisti, in cui si nasconderebbero lo stesso bin Laden e il suo vice al Zawahiri: la ragione è che gli attacchi, ormai quotidiani, degli aerei senza pilota americani contro le basi dei guerriglieri e l'avanzata dell'esercito pakistano verso la frontiera stanno trasformando quello che era il santuario e il campo di addestramento di Al Qaida in una specie di trappola. Ma, se se ne vanno i soldati, neppure i capi potranno resistere a lungo senza rischiare di essere catturati o uccisi. Dove potrebbero rifugiarsi lo Sceicco del terrore e i suoi luogotenenti per continuare la loro lotta, che non è solo contro l'America, l'Occidente e Israele, ma anche contro i Paesi arabi laici e moderati?
La scelta più ovvia, oggi come oggi, sarebbe la Somalia, dove gli Shebab, stretti alleati di Osama e ormai assistiti da più di mille combattenti stranieri, sono i padroni di tutta la parte meridionale del Paese, di nove decimi di Mogadiscio e, grazie anche alla intensa opera di reclutamento che stanno facendo tra i giovanissimi, hanno buone possibilità di rovesciare il debolissimo governo provvisorio. Gli Shebab fanno ormai ampio ricorso agli attentatori suicidi e hanno imposto una versione particolarmente cruenta della sharia. Il nuovo capo della Cia, Panetta, ha dichiarato che «la Somalia non deve diventare il nuovo paradiso di Al Qaida, ma per impedirlo occorrerebbe un massiccio intervento straniero che per ora non è in programma».
Altri punti di forza di Osama sono lo Yemen (anche in seguito al rientro e pronto ritorno alla guerriglia di alcuni attivisti liberati da Guantanamo), le province musulmane delle Filippine, alcune enclavi non ancora bonificate dell'Irak sunnita e - in misura crescente - il Maghreb, ove l'affiliazione ad Al Qaida del Gruppo salafita di predicazione e combattimento ha accresciuto la sua capacità offensiva non solo nei confronti del governo algerino, ma anche dell'area europea: non a caso, quando Sarkozy ha vietato i burqa in Francia, è di qui che sono arrivate le minacce di vendetta.
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