Il commento Quando la volontà popolare è un’offesa

La sinistra, almeno certa sinistra, rende omaggio al fascino indiscreto della dittatura. Lo ha fatto Alberto Asor Rosa auspicando un golpe bianco, con tanto di polizia e carabinieri, che ponga fine al regime berlusconiano. Lo hanno fatto giovedì scorso, ad Annozero, Nichi Vendola e Michele Santoro: e proprio alla loro singolare performance voglio dedicare alcune righe.
Tema della puntata era, un’ennesima volta, l’immigrazione. A proposito della quale ho ascoltato parole pacate e ragionate di Emma Bonino, del governatore piemontese Roberto Cota, del nostro Nicola Porro. Non sono mancate le rituali mozioni degli affetti in stile santoriano, con una extracomunitaria che ha declamato a ritmo di mitragliatrice una sua requisitoria contro l’Occidente ex colonialista. Da esecrare per quanto fece durante il suo dominio, da esecrare per quanto hanno fatto e continuano a fare i despoti corrotti e talvolta feroci dai quali l’Africa indipendente è stata ed è ancora in larga misura martoriata.
Ma questa è routine, piuttosto ripetitiva e banale. Il vero interesse del dibattito è venuto a mio avviso dalle ripetute prese di posizioni di Vendola - assecondato con amorevole premura da Santoro - quando s’è fatto riferimento all’atteggiamento dei governi europei sul problema dell’accoglienza. Naturalmente, Vendola dalla sua altezza morale, ne ha avute per tutti. Per Berlusconi in primis, ma anche per Sarkozy, per la signora Merkel e altri. A tutti attribuendo incapacità o insensibilità o cinismo. È questa la logica della sinistra presuntuosa quando s’impanca ad affermare una sua presunta superiorità. Asor Rosa vorrebbe il putsch delle sciabole per sottrarre la povera Italia - cito un articolo di Pierluigi Battista sul Corriere - al dominio di un satrapo e al suo «gregge di telespettatori inebetiti, egoisti, meschini, inclini all’illegalità». Gentaglia, questi elettori.
E gentaglia gli eletti. Ai quali Vendola rimprovera la gravissima colpa di adottare determinate misure in tema d’immigrazione per motivi elettorali, ossia - udite, udite! - per conservare il consenso. Fossero, questi sciagurati, altruisti solidali e generosi come Vendola, aprirebbero i confini a chiunque voglia entrare a casa loro. Naturalmente, non appena ci fosse una votazione, i governanti che agissero come Vendola e Santoro sarebbero travolti dalla furia popolare. Sicuramente è un guaio. Ma il rimedio esiste. Basta instaurare un governo forte, modello Asor Rosa, nel quale i Vendola comandino e i truci egoisti che auspicano flussi migratori regolati e compatibili con le risorse nazionali siano messi in campi di concentramento e di rieducazione: con visione obbligata di Annozero. Insomma la democrazia è un pericolo, e il rispetto della volontà popolare costituisce un’offesa ai grandi principi.
Immagino le obiezioni che possono essere opposte a queste mie consideranzioncelle ironiche. So anch’io che non sempre volontà popolare e giustizia morale coincidono, che la folla preferì Barabba al Nazareno, che determinati moti di massa sono frutto d’emozione e non di razionalità. Il criterio secondo cui le decisioni della maggioranza vengono adottate, e quelle della minoranza bocciate, non porta sempre a risultati eccellenti. Ma è il criterio cui in democrazia bisogna attenersi, ed è significativo che ne facciano strame, all’occorrenza, proprio coloro che sbandierano incessantemente la Costituzione.

Nel concreto sono convinto che gli impeti salvifici di troppe anime belle a proposito dei migranti, clandestini o rifugiati, obbediscano anch’essi a calcoletti di bottega elettorale e partitica. Gli ideali non sono a loro agio nei palazzi della politica, e tutto serve per dare addosso al Cavaliere.

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