Ieri mattina - il giorno dopo il derby, non un giorno qualsiasi - in un bar di Bagnara due signori discutevano animatamente. Genoa e Samp? No, discutevano di Matteo Renzi, anzi di «quello di Firenze» per dirla con le loro parole, ammirati comunque da un elemento così anomalo nellasfittica politica italiana.
E potremmo finire qui. Nella splendida anomalia del ritorno della politica - ho detto della politica, non del gossip più squallido - al bar. Perchè, comunque la si veda, con quel colloquio in mezzo a Genoa e Samp, Renzi ha già vinto.
Ora, però, voglio raccontarvi una storia. Matteo Renzi, sindaco di Firenze e prima ancora presidente della Provincia di Firenze, ha trentasei anni appena compiuti, l11 gennaio per la precisione. Lorenzo Basso, segretario regionale del Pd e consigliere regionale ligure, ha un anno di meno, anche se - come abbiamo ricordato su queste colonne qualche mese fa - cita Berlinguer come un santino e riesce a far passare come un ragazzetto ye-ye e ideologicamente modernissimo Claudio Burlando.
Renzi dice che «le ammucchiate, le accozzaglie, le sante alleanze non servono, lidea della santa alleanza è perdente. Basta rincorrere gli altri, diciamo noi quello che vogliamo: la sinistra vada da sola per vincere». Basso non lo dice.
Renzi dice che Rosy Bindi «è la persona giusta per partecipare, ma io mi sarei stufato della sinistra che pensa che limportante è partecipare, io vorrei anche vincere». Basso non lo dice.
Renzi dice che «le intercettazioni non vanno bloccate, ma non è degno di una comunità civile questo utilizzo». Basso non lo dice.
Renzi dice che «bisogna chiedere le elezioni non per quello che Berlusconi fa di notte, ma per quello non fa di giorno, che è più grave». Basso non lo dice.
Renzi dice che «per mesi abbiamo inseguito Fini e quelli di noi che dicevano che era una follia già (...)
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