Il commento Serve un altro muro e non gomme sgonfie

Lippi e la sua Italia sono già pronti a scavare il perimetro entro il quale costruire il prossimo fortino. Servirà per proteggere i 23 azzurri del Sudafrica alle prese con la missione disperata di ripetere, quattro anni dopo Berlino, la cavalcata trionfale di Germania 2006. Allora fu calciopoli il cemento utilizzato dal ct viareggino per trasformare un gruppo allo sbando, flagellato dallo scandalo, messo in discussione persino da palazzo Chigi (Prodi chiese a Guido Rossi, commissario straordinario, di lasciare a casa sia Lippi che il portiere Buffon coinvolto in una vicenda di scommesse poi risultata infondata). «Abbiamo trasformato in energie tutto il fango ricevuto» fu la spiegazione postuma di Lippi. E adesso? Alzi la mano chi sospetta che gli azzurri possano ripetersi, specie dopo aver lasciato a casa fantasia (Cassano) e gioventù spregiudicata (Balotelli). Allora vedrete, il ct e i suoi raccoglieranno lo scetticismo collettivo e ne faranno una motivazione con cui colmare lacune evidenti, flessioni clamorose. Grosso e Candreva lasciati a casa sono due segnali: una bocciatura con l’intento di smentire l’idea di una Nazionale della riconoscenza e un rinvio a settembre per il centrocampista romano.
Il nodo è la struttura portante dell’Italia campione del mondo, non certo il contorno o il ballottaggio tra Giuseppe Rossi e Quagliarella.

Camoranesi, e non solo lui, ha le gomme sgonfie al pari, per esempio, di Gilardino, favorito fino a qualche tempo fa, ma che rischia adesso di perdere il posto di titolare a favore di Borriello o Pazzini che hanno chiuso il torneo con uno smalto diverso. Fuori uno e dentro l’altro non cambia granché la cifra tecnica della Nazionale. Cambia invece il destino dell’Italia se Buffon e i suoi riuscissero a costruire un altro muro. Come quello di Berlino.

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