Il commento Troppi animali in mano a violenti

di Oscar Grazioli

E adesso che la faccenda non riguarda più soltanto i cani e il loro tanto invocato benessere, succederà qualcosa di serio? Non mi pare sia cambiato molto da quando, diversi anni fa, giravo per canili o allevamenti più o meno abusivi, più o meno in mano a gente esaltata o disperata e raramente gestiti da persone o associazioni equilibrate e dotate di buon senso.
La gravissima piaga sociale del randagismo, che colpisce soprattutto i «Pigs», come gli economisti anglosassoni amano chiamare Portogallo, Irlanda (e Italia), Grecia e Spagna, ma soprattutto l'inettitudine dei governi che passano senza prendere soluzioni veramente decisive per porvi fine, alimenta il fenomeno dei canili lager, così come dei piccoli allevamenti di privati, che Striscia la Notizia, e il suo inviato Edoardo Stoppa, ogni benedetta sera ci trasmette. Cani scheletrici, malati, morti; gatti ciechi, sordi, impazziti o ridotti a vegetali dalle angherie di chi li governa, spesso sovvenzionato dalle amministrazioni pubbliche, ogni sera accompagnano dal monitor la nostra cena e non è la prima volta che l'amico degli animali di «Striscia» rischia di brutto, per avere rotto le scatole a un esagitato più aduso al bastone che alla carota.
Leggo che proprio in questi giorni finalmente a Bari, la giunta ha deciso di finanziare una sterilizzazione di cani straordinaria, a partire dai cani padronali che nelle campagne mettono al mondo decine di cuccioli, ogni anno, che vanno ad alimentare il randagismo e, in seguito, il business dei canili. È di qui che si passa, dalle sterilizzazioni (anche obbligatorie) e non dall'aumento dei posti nei canili e alle maggiori sovvenzioni loro concesse.
Qualche anno fa sono andato a Brindisi a visitare un canile con oltre 1000 randagi. Per entrare nella struttura, ancora gestita da un ex amministratore in galera, ci volle la polizia. Quel giorno mi sono reso realmente conto dei rischi che si corrono quando si vanno a toccare business saldamente in mano alla malavita organizzata. E qui, la sufficienza delle amministrazioni e delle Asl diventa connivenza e correità. È di questi giorni il rinvio a giudizio del sindaco di Scicli e del guardiano cui il Comune aveva affidato i cani che dilaniarono il povero bambino sulla costa siciliana, guardiano totalmente inaffidabile che pare nutrisse i cani con i cadaveri di quelli di sua proprietà. Ma non solo nel profondo Sud si cela il male. È di pochi giorni fa la perizia sui cani morti nel canile comunale di Cremona: l'autopsia ha rivelato lesioni da museo degli orrori.
La tragedia avvenuta nel Levante di Genova non pare legata alla malavita o al business dei canili lager, ma è lo specchio di un profondo disagio, per non dire disperazione, che coglie chi arriva a uccidere i suoi simili per poi togliersi la vita, terrorizzato che qualcuno tocchi i suoi cani o quelli che governa in convenzione con questa o quella amministrazione pubblica. La leggerezza delle due povere guardie volontarie (e togliamoci il cappello di fronte a queste persone) nell'avere omesso di chiamare da subito le forze dell'ordine, non cancella la realtà di un clima di esasperazione che ormai regna nei giganteschi canili consorziali così come nei piccoli allevamenti di privati.

Si può concordare con il sottosegretario Martini che vuole le task force per i canili, i patentini per i proprietari dei famosi cani «impegnativi» (cosa siano ancora non lo sa nessuno) e ora percorsi didattici e di formazione culturale per chi gestisce i canili, ma non possiamo pensare di risolvere tutti i problemi legati al randagismo mandando a scuola anche cani e gatti. Forse è più adatta la sala operatoria.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica