Laltra sera a Linea Notte, programma di approfondimento del Tg3, Livia Turco (nella foto), ex ministro dalla commozione facile del Pd, ha perso il controllo. Questa volta non ha pianto, come è accaduto di recente da Vespa, ma ha urlato come una matta per dieci minuti consecutivi. Un fiume in piena, inarrestabile. A dargli sui nervi è stata Daniela Santanchè, collegata dagli studi di Milano. Che cosa ha detto di tanto grave la neo sottosegretaria Pdl? Nulla. Alla Turco non va giù che la Santanchè esista, figuriamoci se può accettare che sia entrata nel governo. Così è partita una raffica isterica di frasi confuse. Se non abbiamo capito male (e non saremo gli unici) la Turco ha rinfacciato al governo di fare solo tagli e non dare abbastanza soldi (solo 800 euro al mese di cassaintegrazione) ai lavoratori rimasti senza lavoro. «Parli tu che non ha mai lavorato un giorno in vita tua», ha commentato più divertita che scocciata la Santanchè. Aggiungiamo noi. È vero, il governo deve tagliare, anche perché i soldi pubblici gestiti dagli amici della Turco non fanno una bella fine: a Roma sono stati spesi in trans e cocaina (caso Marrazzo), a Bologna in amanti (caso Delbono-Cinziagate), a Bari in escort (caso Frisullo-Tarantini).
Ma cè un altro motivo per cui il lavoratore in difficoltà è assistito con soli 800 euro pubblici. E cioè che la signora Turco non solo non ha mai lavorato un giorno in vita sua ma ogni mese succhia allo Stato, cioè a noi, oltre quindicimila euro per andare in tv a dire che non ci sono soldi.
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