Il commento Tutte le tasse sono brutte. E questa ancor di più

Nella vicenda degli emendamenti presentati dalla Lega per imporre una tassa di 50 euro sui permessi di soggiorno e una fidejussione da 10.000 euro per ogni partita Iva aperta da un immigrato, non ci spaventano gli strilli di Veltroni sul presunto razzismo (all’indignazione a comando ci si abitua), ma ci allarma l’idea di una nuova tassa. I tempi sono quelli che sono, abbastanza difficili, i prelievi chiamateli come volete (imposte, tributi, contributi, gabelle e una tantum) ci provocano una sorta di orticaria civile, l’eritema proprio dei tartassati che richiama le papule rosse dei prelievi operati dal governo dell’Unione d’infelice memoria.
Basta tasse, basta coi depositi forzosi, l’attuale governo per fortuna non intende calcare la mano, si è già mosso per una riduzione della fiscalità e infatti gli emendamenti relativi agli immigrati l’esecutivo non li approva e li mette da parte.
La tempesta imperfetta si produce, dunque, in un bicchier d’acqua, ma è bene chiarire alcuni punti. È vero, come sostiene la Lega, che in altri Paesi i costi relativi all’immigrazione vengono scaricati, almeno in parte, sugli stessi nuovi arrivati, ma in questo momento, quando da tutti si richiede uno scatto di fiducia e di energia, diventa illogico inventare nuovi gravami.
Certo, con la partite Iva gli imbrogli sono possibili ed è anche possibile che uno straniero in vena di truffa possa sfuggire più facilmente alle conseguenze delle sue malefatte. Ma anche i matrimoni misti si prestano ad abusi, e tuttavia nessuno vieta a nessuno di sposarsi o impone di prestare cauzione per poter dire «sì».
E poi c’è un discorso di fondo che va fatto. Il rigore, la tolleranza zero, le cautele e criteri certi di selezione e repressione vanno esercitati nei confronti degli immigrati clandestini, in coloro che arrivano sperando di arrangiarsi in un Eldorado di crimini facili e di punizioni improbabili. Ma il trattamento deve essere completamente diverso per i regolari che lavorano e rispettano le leggi del nostro Paese.


Hanno il diritto di lavorare e di produrre, di inventarsi imprenditori e di crescere, contribuendo a creare ricchezza.
Fiducia, fiducia a chi vuole reagire alla predicazione dei catastrofisti, alla rassegnazione di chi è già sconfitto. Ma le tasse no. Riserviamole ai predicatori di sventure.

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