Oggi ci risiamo. Come da vent'anni, in aula ci si occuperà di Silvio Berlusconi. È il cosiddetto rito ambrosiano che si perpetua nonostante tutto e tutti. Il tempo passa ma per i giudici di Milano è come se non passasse mai.
Perché si va avanti così? Perché non si riesce a ragionare a bocce ferme e fermare questa strada che non porta da nessuna parte - come è ampiamente dimostrato - salvo all'imbarbarimento della vita politica?
All'inizio di marzo scorso il Giornale pubblicò una serie di messaggi, appelli, consigli e sollecitazioni tra magistrati. Argomento? All'indomani ci sarebbe stato un Consiglio dei ministri che avrebbe varato la riforma della giustizia. Leggendole si capisce tutto.
«Il problema di fondo - scrive un magistrato - sono proprio loro, i cittadini. Quando lo zietto Silvio avrà tolto il disturbo, rimarranno comunque i suoi elettori, e non solo loro. I politici passano, la società civile (purtroppo) resta, e resta tale e quale, senza cambiare». Non solo è illegittimo quello che fa il Parlamento attraverso la maggioranza regolarmente eletta dai cittadini, sono illegittimi i cittadini stessi che l'hanno votata perché hanno votato dalla parte sbagliata. E purtroppo - come scrive il magistrato nella mail su Internet, i cittadini rimangono. Cioè non possono essere fatti sparire. Diversamente detto, purtroppo esistono e non è possibile fare di ogni erba un fascio e ridurre così, finalmente, al silenzio tutti quelli che sono dalla parte sbagliata, cioè quelli che non la pensano come quel magistrato e gli amichetti suoi. Stalin, al confronto, sarebbe impallidito.
Leggete cosa scrive un altro. «Ricordiamoci che questa maggioranza, sia pure con grande fatica, è riuscita ad approvare la riforma dell'università, nonostante il duro e fantasioso antagonismo degli studenti. Noi dobbiamo fare di più e meglio». Il difetto della maggioranza parlamentare è quella di approvare - con i voti si badi bene - le proposte del governo. Non conta se quella maggioranza è stata eletta democraticamente né conta se quel governo agisce nella legalità e nel rispetto delle norme e dei regolamenti. Quello che conta è il contenuto di quello che fa: è sbagliato perché c'è un gruppo di magistrati che sostiene che sia sbagliato. Loro sì che, investiti della missione propria delle minoranze illuminate, è legittimata a decidere cosa è giusto e cosa no. Non è il problema di cosa si sostiene ma di chi lo sostiene. Sentite questo. «Bisogna innanzitutto spostare il terreno dello scontro. In una società complessa come la nostra una corporazione non può reggere lo scontro del tutto politico se non gioca politicamente. Detto in soldoni, significa che a una maggioranza parlamentare non si può rispondere se non con la mobilitazione dentro e fuori del Parlamento». Più chiaro di così.
Se i magistrati, anche solo una loro parte, ha questa concezione della democrazia rappresentativa le domande che ci siamo posti all'inizio hanno una risposta precisa e terribile. Quello che decide il popolo non conta e tantomeno quello che vorrebbero decidere i suoi rappresentanti nelle aule parlamentari. Siccome Silvio Berlusconi non va bene allora occorre tirarlo giù e chissenefrega del popolo e dei politici eletti.
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