Il commento La vergogna dei fondamentalisti ma tocca all’Occidente impegnarsi per la parità

PASTORI NOMADI La rivelazione coranica si fonda su testi biblici vecchi di ottomila anni

Le donne non debbono studiare. Prescindiamo dal modo clamoroso e violento scelto da un gruppo di talebani per protestare contro le scuole femminili e che ovviamente tutti condanniamo. Il problema è troppo grave e troppo difficile perché ci si possa limitare a denunciarlo e a biasimarlo di volta in volta. Il mondo che ha sottoscritto la Carta dei diritti umani ha il dovere di affrontarlo in tutta la sua complessità, ben sapendo, tuttavia, di aver posto da se stesso, nel momento in cui ha proclamato la libertà di tutte le religioni, un forte ostacolo alla propria azione.
È indispensabile guardare prima di tutto con onestà alla situazione di coloro che credono nel Corano. Maometto ha fondato la rivelazione coranica sui primi cinque libri dell’antico Testamento (il Pentateuco), che sono i più antichi, quelli che si dice risalgano ai tempi di Abramo, a una piccola comunità di pastori nomadi di circa ottomila anni fa. Nulla di anormale, quindi, che le donne venissero considerate di «un grado inferiori agli uomini»; che vivessero separate non soltanto dal mondo dei maschi ma anche fuori da qualsiasi attività sociale, in uno spazio chiuso, totalmente tabuizzato, prive di autonomia e del tutto dipendenti dall’autorità maschile. C’è da aggiungere a questa situazione, comune a quella delle donne dell’antichità in buona parte del mondo, la particolare forma di timore ebraico (tassato perciò nel Corano) nei confronti di tutto ciò che può «contaminare», e certamente nulla è più impuro del corpo femminile nel suo carico di mestruazioni, di gravidanze, di parti. Il sistema per salvarsi da tutti i pericoli dell’impurità è appunto quello della separazione del gruppo femminile da quello maschile, separazione che include quello che oggi in Europa suscita tanto scandalo e tanto clamore: il nascondimento totale attraverso le vesti, il velo, la tunica.
Il problema quindi è di natura tale da non poter essere risolto dai singoli individui: debbono agire i Capi religiosi e i capi degli Stati in quanto si deve approntare un codice separato da quello coranico, oppure lasciar cadere quella parte della normativa che è incompatibile con il mondo moderno.
L’Occidente può fare molto per indurre i capi dei vari Stati in questa direzione. Ma prima di tutto potrebbero fare molto, e anzi insegnare in che modo farlo, gli ebrei i quali, pur fedelissimi alla propria religione, hanno via via adeguato il proprio comportamento alle esigenze dei tempi (anche se c’è oggi in Israele un gruppetto ortodosso che vorrebbe ripristinare in tutto i precetti biblici).
Se la Carta dei diritti, firmata da tanti Paesi, ha un valore, sicuramente il diritto al sapere è il maggiore di tutti. Le statistiche parlano chiaro, la stragrande maggioranza degli analfabeti nel mondo è di sesso femminile. Ma se in Africa si è incominciato ad alfabetizzare le donne è stato nella speranza che siano proprio le donne a togliere dalla terribile arretratezza economica e culturale i Paesi africani. Sembra, quindi, che non si osi ancora toccare «i maschi», con la convinzione che il lavoro della terra sia «impuro», degradante, insomma femminile.
L’Occidente, però, è anche cristiano. Il Vangelo è rivoluzionario soprattutto per la sicurezza con la quale Gesù ha scardinato il concetto di impurità femminile rivolgendosi a delle donne impure, con assoluta libertà: la Samaritana, l’Emorroissa, l’Adultera, la Maddalena. Un doppio dovere, dunque, per l’Occidente.

Possibile che si debbano convocare tanti convegni, tanti congressi, tanti G7 e G8 soltanto per parlare delle monete? Se ne organizzi uno, il più importante di tutti, per decidere come mettere alla pari le donne in tutto il mondo.

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