«Voglio una vita all'aria aperta tra le caprette e tanti formaggi». Questo era il sogno, oggi realizzato, di Barbara Saltarini, durante le ore passate dietro il banco di un negozio, facendo per ben 15 anni la commessa. Barbara progetta la sua nuova vita, compra nove capre e le porta al pascolo nelle campagne vicine alla località Rezzo, all'ombra del Santuario di Madonna Bambina, sulle alture d'Imperia.
Non ha esperienza in materia, la neo allevatrice, ma con i consigli della nonna, impara a mungere e a vendere il latte fresco. Per sbarcare il lunario, fa la cameriera nei ristoranti, pulisce e lustra i pavimenti del santuario e appena può, corre dalle sue caprette, che con il tempo si moltiplicano e diventano ventuno. Con i soldi ricavati dalla vendita del latte, acquista altre capre e arriva a 50. Prende in affitto dalla Curia varie stanze del santuario e incomincia a fare il formaggio. Le pentole, tutte in acciaio compresi i recipienti, sono comprate con i primi guadagni, la nonna insegna alla nipotina come si fa il formaggio e gli scaffali si riempiono di forme, viene il momento di incominciare la vendita. «Sono tornata dietro il banco, ma da imprenditrice - racconta Barbara, con soddisfazione - vendo il formaggio fatto da me, tutta un'altra cosa! Racconto e faccio assaggiare la genuinità dei miei prodotti, ai clienti, vendo sui mercatini rionali e la domenica al santuario. Molte volte mi accorgo che è arrivata la domenica, perchè la chiesa si popola di fedeli, e poi passano da me a comprare. C'è un accordo con la Curia, io pulisco e apro la chiesa a visitatori e fedeli e, in cambio, non pago l'affitto e ho molte stanze per lavorare il latte e fare il formaggio. Nel mio caseificio è tutto in regola, a norma di legge, dalle pentole all'ultimo cucchiaio; l'unica diversità è che la mia piccola azienda agricola, non è in un capannone industriale, ma nel santuario.»
Oggi le capre sono 120 e l'imprenditrice imperiese, tra la mungitura, il pascolo e il formaggio non ha più un minuto di libertà. Ma perché Barbara Saltarini, ha rinunciato alla vita comoda, alla discoteca, ai divertimenti per questa vita faticosa? «Non ho saputo resistere al richiamo della terra, degli odori e della freschezza della campagna! Già da bambina seguivo la nonna, andavamo al pascolo, mi raccontava come si fa la toma di capra, la ricotta con i sapori; ancor oggi la mia nonnina, 90 anni superati da tempo, orgogliosa delle mie scelte, mi dà consigli, m'insegna ancora molte cose. Non ho nostalgia della TV e della discoteca, la sera sono così stanca, che penso solo al riposo. Quando nascono i capretti, le ore di lavoro non si contano, dormo sulla sedia vicino alle mie caprette che devono partorire, le seguo giorno e notte. Le stalle sono un regalo della nonna». L'alimentazione è più che naturale, erba e fieno delle alture di Pieve di Teco, e quando i capretti sono piccoli, Barbara li nutre con la polenta e per le mamme caprette, fave secche.
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