Commuove la desolata storia delle vedove bambine in India

Water completa la trilogia sugli elementi diretta da Deepa Mehta. Dopo Fire (1998) e Earth (1999) il lavoro della regista è stato fortemente osteggiato in India, sua terra di origine, specie Fire, che mostrava un amore lesbico. La violentissima reazione dello Shiv Sena, un organismo formato da fondamentalisti indù, è giunto al punto di distruggere il set di Water già nel 2000. Pur protetta dal governo indiano la regista fu costretta a completare il film nel 2005 in tutta segretezza, ma dovette girarlo nello Sri Lanka. Una premessa doverosa per un film dolente, audace e moderno. Chuyia (Sarala), una bimba di solo otto anni eppure già vedova, viene strappata alla famiglia e condotta nel villaggio di Rawaipur. Pur ambientata nel 1938, la vicenda mostra la condizione di mogli bambine, che una volta rimaste vedove devono passare il resto della vita in penitenza in una sorta di gineceo. La piccola vivrà tra donne frustrate, anziane, malate e storpiate nella mente da un’esistenza crudele. Una giovane vedova, la bellissima Kalyani (Lisa Ray), è costretta a prostituirsi per permettere alle compagne di sopravvivere. Finché s’innamora, ricambiata, del giovane e ricco Narayan (John Abraham). Il finale è tutt’altro che consolatorio, a sottolineare che ancora oggi 35 milioni di vedove vivono un’esistenza miserabile a causa di tradizioni difficilmente estirpabili. Pur con qualche tocco di melodramma, Water è assai lontano da Bollywood. Il fiume sacro che scorre lungo il villaggio è l’elemento purificatore.

Le sue acque sembrano coprire tutta l’orribile esistenza all’ombra delle ipocrisie e delle contraddizioni. Deepa Mehta racconta con commozione ma senza enfasi, toccando il cuore dello spettatore.

WATER (India, 2005) di Deepa Mehta, con Lisa Ray, Sarala. 113 minuti

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