
Presentata ieri a Napoli la tredicesima edizione della guida che fotografa un mondo in continua evoluzione. Sono cento i locali con i Tre Spicchi per le pizze al piatto: con 97 punti Pepe in Grani a Caserta e I Tigli a San Bonifacio. Poi, a 96, Confine a Milano e I Masanielli a Caserta. Nelle pizzerie al taglio vince Roma: primo Gabriele Bonci di Pizzarium, poi Ruver Teglia Frazionata e Frumentario.
Napoli e la pizza formano un binomio inevitabile. Non stupisce dunque che la tredicesima edizione della guida Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso sia stata presentata proprio al Palacongressi della Mostra d’Oltremare. Dalla città partenopea il piatto simbolo si è imposto prima come preparazione domestica, poi come prodotto di ristorazione, fino a conquistare il mondo. Ed è proprio Napoli la cornice scelta per dare risalto a un settore che continua a crescere in numeri, qualità e riconoscimento internazionale.
Le pizzerie recensite quest’anno sono 816, più dello scorso anno. Aumentano anche i locali che hanno ottenuto il massimo punteggio: i Tre Spicchi, assegnati alle pizzerie al piatto, raggiungono quota 100, e le Tre Rotelle, riservate alle pizzerie al taglio e da asporto, passano da 16 a 18. Sono 34 i locali premiati con la Stella, riconoscimento conferito a chi mantiene il massimo punteggio da almeno dieci anni consecutivi. A completare il quadro, nove premi speciali che hanno coinvolto 18 insegne in tutta Italia.
«Da tredici anni costruiamo una guida corale, che parte dall’ascolto dei territori» ha spiegato Pina Sozio, curatrice della pubblicazione. Secondo Sozio, la pizza si è dimostrata più capace di altre cucine di farsi interprete delle identità locali. Per Lorenzo Ruggeri, direttore responsabile del Gambero Rosso, «la pizza è gioia e cultura, una lingua universale che sa unire. Il futuro dipenderà dalla capacità di legare il prodotto a territorio, stagionalità e sostenibilità».
Tra i tre spicchi, in testa alla classifica, con 97 punti, ci sono Pepe in Grani di Franco Pepe a Caiazzo (Caserta) e I Tigli di Simone Padoan a San Bonifacio (Verona). Seguono a quota 96 I Masanielli di Sasà Martucci a Caserta e Confine a Milano, di Francesco Capece e Mario Ventura. Cresce la rosa dei tre spicchi con tredici nuovi ingressi, da nord a sud: tra questi Acquaefarina a Trento, Cipriano Pizzeria a Firenze, San Martino Pizza & Bolle a Roma, Isabella De Cham Pizza Fritta a Napoli, Era Ora Ortigia a Siracusa.
Fra le pizzerie al taglio resta saldo al vertice Pizzarium di Gabriele Bonci a Roma, che si conferma a 96 punti. Le insegne premiate diventano 18, con due nuove entrate, entrambe romane: Ruver Teglia Frazionata e Frumentario.
Tra i riconoscimenti trasversali spicca il titolo di Pizzaiolo Emergente, sponsorizzato da San Pellegrino e Acqua Panna, attribuito a Davide Giallongo di Mazzini 60 a Pozzallo. Il premio per il migliore menù degustazione va, fra gli altri, a Confine di Milano, I Masanielli a Caserta e Clementina a Fiumicino. A Salerno Màdia ottiene il riconoscimento per ricerca e innovazione, mentre le “pizze dell’anno” premiano sei insegne, da Dry Milano con la “Zingara” a Pizzarium con “Patate e Pajata”.
Altri premi sottolineano aspetti sempre più centrali: la migliore proposta di fritti a TAC Thin & Crunchy di Roma di Pier Daniele Seu il legame pizza-territorio a L’Ammaccata di Casal Velino, la migliore carta delle bevande a La Sorgente di Guardiagrele. Senza dimenticare il riconoscimento al miglior servizio di sala per Lo Spela a Greve in Chianti e quello per l’abbinamento pizza e cocktail a Prisco Pizza & Spirits di Boscotrecase.
Con oltre 35mila pizzerie in Italia, la fotografia restituita dalla guida mostra un comparto in fermento, sempre più attento a sostenibilità, stagionalità e radicamento territoriale.
L’impressione è che la pizza, da simbolo popolare, abbia trovato una nuova collocazione: piatto in grado di esprimere tradizione e innovazione, capace di raccontare i territori e, allo stesso tempo, di costruire un linguaggio condiviso ben oltre i confini nazionali.