Il compagno Gianfranco in piazza con Veltroni e Saviano

Per parlare di legalità a Pollica, il fondatore di Futuro e libertà decide di fare squadra con l’ex segretario Pd

Il compagno Gianfranco in piazza con Veltroni e Saviano

Roma - Il Fini versione «maanchista» non poteva che rendere omaggio a Veltroni, il detentore del copyright del «ma anche». Il presidente della Camera, il prossimo 25 settembre, sarà a Pollica assieme all’ex leader del Pd per parlare di legalità. Sul palco della cittadina in provincia di Salerno dove i primi di settembre è stato assassinato il sindaco Angelo Vassallo, ci sarà anche Roberto Saviano. Una liaison non casuale quella tra Fini e Veltroni che suggellano la loro amicizia, e forse politicamente qualcosa di più, attraverso le loro strutture: la Scuola Democratica per Veltroni; Generazione Italia per Fini. Un evento, quello del 25, che ha mandato in brodo di giuggiole l’ala liberal dei finiani, tanto che il Secolo d’Italia dell’ex rautiana Perina alla prossima kermesse ha dedicato perfino la prima pagina. Chiaramente esultante il finian-dipietrista Granata, quello disposto a sposarsi con Vendola pur di cacciare il premier da palazzo Chigi: «Questa è una manifestazione della bella politica. Tutti noi dobbiamo recuperare un linguaggio univoco anche oltre agli arresti. Serve piena fiducia nelle istituzioni che combattono concretamente le mafie, magistratura in primis».
Con molto meno clamore, guarda un po’, il Secolo d’Italia informa dei risultati conseguiti da questo governo, in materia di criminalità organizzata proprio nella provincia di Salerno: nel 2009, 14.979 persone arrestate e denunciate; 7.594 nei primi sei mesi del 2010; beni sequestrati nel 2009 per un valore di 38 milioni; per un valore di 5 milioni quelli confiscati nei primi sei mesi del 2010; infine dieci latitanti arrestati, di cui tre inseriti nella lista dei 100 più pericolosi. Anche questa è bella politica.
Tuttavia, nell’attesa di spartirsi con Veltroni i sinistri applausi, Fini il calcolatore si premura anche di dire qualcosa di destra. Così, tanto per non spegnere del tutto la flebile fiammella che arde ancora negli animi dei suoi supporter, l’ex leader di An saluta la nuova legge francese che vieta di indossare in luoghi pubblici burqa e niqab come «non solo giusta ma opportuna e doverosa». Una dichiarazione-assist per il sarcasmo della Padania che così ha commentato: «Fini s’è messo un altro anfibio ai piedi. Due non gli bastavano per tenere i piedi ora qui e ora là. Il leader di Futuro e libertà ha tolto il velo alla sua categoria protetta. Quella degli usi e costumi extracomunitari».
Di certo, condivisa realmente o meno, la posizione di Fini in merito al burqa ha fatto piacere alla moderata finiana Souad Sbai, paladina dei diritti delle donne islamiche.

Molto meno al falco Granata che nel gennaio scorso dichiarava: «Sono contro il divieto del burqa che è un falso problema e che riguarda un numero irrisorio di persone. Non si può con una legge intervenire per risolvere una questione di natura culturale» (Ansa, 26 gennaio 2010).

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