Complotti nel Pdl, altolà di Berlusconi: contro Verdini giochi di potere interni

Berlusconi difende il coordinatore: "È un galantuomo, chi lo accusa indebolisce il partito per giochi di potere personali. Con il rischio di incidere negativamente sul risultato elettorale". Il disagio del triumviro Bondi. La Russa: "Pronto a mollare". E tra gli ex di An è scontro

Complotti nel Pdl, altolà di Berlusconi: 
contro Verdini giochi di potere interni

Roma «Fuoco amico». Quello che Bonaiuti non esita a definire un «serrate le file», è una nota ufficiale che Berlusconi scrive di suo pugno nel primo pomeriggio. Per evitare fraintendimenti e lanciare un messaggio inequivocabile al partito, da troppe settimane alle prese con guerre tra fazioni in un momento in cui tutti dovrebbero pensare alla campagna elettorale. Così, nel difendere a spada tratta Verdini - coinvolto nell’inchiesta di Firenze e finito nel mirino di chi nel Pdl non deve averlo troppo in simpatia - il Cavaliere va dritto al punto. Nessuna critica alla magistratura e solo un accenno ai giornali che gli attribuiscono «virgolettati e pensieri mai espressi» (ieri alcuni quotidiani raccontavano della tentazione del premier di azzerare il partito dopo le regionali), perché l’obiettivo è un altro. C’è, affonda Berlusconi, chi usa la stampa «per giochi di potere personali e per cercare di indebolire chi, proprio come Verdini, si è speso e si spende giorno dopo giorno per costruire la struttura del Pdl difendendolo con determinazione dagli attacchi esterni e, magari, interni». Traduzione: c’è qualcuno che passa ai giornalisti polpette avvelenate solo per fare i suoi interessi.
Un j’accuse pesantissimo quello del Cavaliere che, forse per la prima volta e con una nota ufficiale, parla senza mezzi termini di fuoco amico. Contro il coordinatore Verdini, che è un «galantuomo», e quindi contro tutto il partito. Con il rischio di «incidere negativamente sul risultato elettorale». Già, perché i sondaggi degli ultimi giorni raccontano flessioni che Berlusconi non ha mandato giù. Quella di Caldoro in Campania, per esempio. Che da +10 punti è sceso a +6 perché il Pdl ha passato le ultime settimane lacerato dal tira e molla tra Cosentino e Bocchino. Ce l’ha dunque con i potentati locali il Cavaliere, con chi - si sfogava venerdì in privato - preferisce «curare il suo piccolo orticello di potere piuttosto che fare il bene del partito». Un discorso che vale anche al livello dirigenziale, perché non è un segreto che tra i tre coordinatori del Pdl - Bondi, Verdini e La Russa - qualche frizione ci sia, con il ministro dei Beni culturali che pare da qualche settimana abbia deciso di non sedersi più al tavolo con gli altri. Se poi bisogna andare a puntare il dito contro qualcuno in particolare, nell’entourage del premier di dubbi ne hanno pochi. Che tra Bocchino e Verdini non corra buon sangue non è infatti un mistero, soprattutto da quando è iniziata a circolare la voce di un possibile azzeramento del triumvirato a favore di un tandem Bondi-Bocchino (con il primo coordinatore e il secondo vice). Ipotesi che nelle ultime ore, almeno stando alla nota del premier, pare decisamente tramontata. Lo sfogo dei deputati campani contro il vicecapogruppo alla Camera è stato infatti violentissimo, come pure non è stato tenero Cicchitto dopo la querelle sulla fiducia al decreto Emergenza. Senza contare che all’orecchio del Cavaliere sono anche arrivate le critiche neanche troppo velate che Bocchino si lascia sfuggire in privato («Verdini e La Russa sono morti che camminano...»).
Di certo, però, non è questo il momento più opportuno per affrontare le beghe interne. Che, spiega Bonaiuti, rischiano di «ridimensionare il risultato elettorale». Sul fatto che sarà buono il sottosegretario non ha dubbi, visto che «partiamo dall’11 a 2 per il centrosinistra» di cinque anni fa. «Inutile che Bersani continui ad alzare l’asticella - dice Bonaiuti - perché è chiaro che ogni regione in più rispetto alle due della scorsa tornata per noi è una vittoria». Che oggi «dobbiamo cercare con convinzione» facendo «scelte unitarie».
È per questo che il Cavaliere decide di scendere in campo in prima persona. Per mettere fine alle troppe camarille che s’agitano nel Pdl. Anche nelle dichiarazioni, visto che a Palazzo Grazioli non è passata inosservata la battuta di Matteoli sulle «puttane» diventate «protagoniste della vita politica». E proprio ieri mattina, Berlusconi ha avuto un lungo faccia a faccia con il ministro delle Infrastrutture, prima a quattr’occhi e poi con Verdini per affrontare i nodi delle liste della Toscana.
L’obiettivo, dunque, è quello di riprendere in mano il pallino. Così, dopo aver tranquillizzato il partito («non ci saranno cambiamenti ai vertici»), il Cavaliere rilancia sul fronte governo e conferma la linea tracciata per rispondere al ciclone giudiziario. Il ddl per inasprire le norme sulla corruzione, spiega, si farà perché «siamo tutti d’accordo». «Sono stato io a volerlo e a proporlo.

Poi, a seguito dell’approfondita discussione in Consiglio dei ministri ho ritenuto che poteva essere migliorato. La prossima settimana sarà pronto». Sul fronte inchieste, invece, «nessuna preoccupazione». «Solo casi singoli - dice - come ci sono nelle aziende, nei carabinieri, ovunque».

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