MilanoSotto le macerie sono rimasti, loro: i signori del complotto. Il coltello imbevuto nellantiberlusconismo non ha graffiato, anzi viene il sospetto che fosse un cerino. Lultimo rischia di bruciarsi. La Repubblica, dopo assalti allarma bianca lunghi settimane, esce in edizione camomilla proprio per lattesissimo G8. Unica nota, la solita rassegna stampa estera. Cè la solita foto della solita Patrizia DAddario, questa volta in versione Cnn; in effetti alla tv americana la escort più autocertificata dItalia concede parole solenni: «Mi sento lunica che dice cose che nessuna donna ha osato dire». Concetti in linea col pensiero di colei che si è autoproclamata la Giovanna dArco dei nostri tempi. Ancora, ecco il settimanale francese LExpress dal titolo originale: «Berlusconi, il buffone dEuropa, è unanomalia». E, non poteva mancare, il Times che punge con una vignetta: il simbolo del G8 costruito con un reggiseno tenuto in mano da Silvio. Che, per loccasione, perde intimo femminile dalle tasche della giacca. A ben vedere, è questa limmagine più spinta uscita per il G8. Altro che le ragazze immortalate da Zappadu.
Tutto qua. Anzi no, perché il Times si supera e cancellando i fatti ma non le opinioni, con perfetto aplomb anglosassone spiega a noi ingenui lObamapensiero: «Quando elogiava la leaderhsip dellItalia non si riferiva a Silvio Berlusconi, ma a Giorgio Napolitano». Thanks you, very much. I giornali sono anche questo: istruzioni per luso. Noi non ci saremmo arrivati.
Siamo dalle parti del ridicolo. Come ci conferma la prima pagina dellUnità. Una sequenza di tre immagini che danno lidea di un Berlusconi formato segugio e di unObama sfuggente e imbarazzato, il tutto ulteriormente rafforzato dalla didascalia: «Tentativo di strette di mano». Cancellare i fatti, appunto, ma non le opinioni. Molto british.
Dove sono finiti i congiurati che si passavano il coltello e da settimane preparavano lassalto finale a Villa Certosa? Le foto. I festini. Le escort. Noemi e Patrizia. Strano: il countdown si è interrotto proprio sul più bello. Qualcosa non ha funzionato nella cabina di regia. I giornali di Rupert Murdoch, in arte lo Squalo, e quelli di Carlo De Benedetti se la cavano con i soliti pezzi di maniera. Vecchi in partenza, perché cloni di alti già letti e riletti da aprile in poi. Massimo DAlema, che evidentemente non è più il visionario in contatto con entità superiori, si è defilato con una dichiarazione in cui inneggia, per amor di patria, alla buona riuscita del G8.
La Stampa si offre come megafono ai corrispondenti stranieri e rilancia le domande che alcuni columnist vorrebbero rivolgere al premier. Quesiti affilatissimi: eccone un paio. Andres Misse inviato di El Pais, il giornale spagnolo che ha pubblicato in anteprima mondiale cinque scatti provenienti dallo sterminato archivio Zappadu: «I suoi provvedimenti sullimmigrazione stanno minando i principi universali, non teme che le sue azioni rischino di corrodere la costruzione europea?». Sarebbe questa una delle domande sconvenienti che il premier non vuole sentire? O forse questaltra: «Le polemiche degli ultimi giorni stanno intaccando limmagine dellItalia, cosa farà per riconquistare la fiducia allestero del suo Paese?»
Boh. Punti di vista. Mischiati a qualche sbadiglio. Come recuperare il tempo perduto? In effetti non dicono nulla le foto con Barack davanti alla prefettura sbriciolata dellAquila o quelle con la Merkel nel disastro di Onna. E nemmeno quelle di Berlusconi e Medvedev che si abbracciano. I grandi nel conclave di Coppito. Il mondo alle prese con la ferita sanguinante del terremoto. Gli elogi alla macchina organizzativa che ha sfidato la sorte.
Per carità, basta accontentarsi. Sotto i resti della congiura, sepolta dalle foto dei Grandi, cè sempre la ruggine di qualche malato di reducismo, la domanda impertinente di qualche altro irriducibile, perfino la controreplica del Guardian che dopo aver immaginato unItalia declassata, anzi espulsa dal G8 e dopo aver registrato la smentita dei fatti, tira dritto, impermeabile - come da tradizione british - e formula la domanda delle domande: «Ma lItalia è da primo o da terzo mondo?». Seguita a ruota da un altro punto di domanda, retorico pure quello, che liquida così, simpaticamente, la nostra democrazia: «Se lItalia vuole Berlusconi come primo ministro, dovrebbe il G8 volere litalia fra i suoi membri?».
Si accomodino pure. Tanto la caccia alle foto di Zappadu, una specie di Istituto Luce con migliaia di immagini rubate sui prati di Villa Certosa, continua.
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