Il Comune ai giudici: sulle case ai rom razzismo antitaliano

Il Comune ha presentato ricorso contro la sentenza del tribunale civile che imponeva all’amministrazione di assegnare gli alloggi Aler alle famiglie rom di via Triboniano che avevano avanzato il ricorso. Il prvvedimento dei giudici, secondo Palazzo Marino «contrasta con la realtà dei fatti e con le risultanze istruttorie».
Secondo i legali del sindaco Letizia Moratti, infatti, «il Comune di Milano sta attuando il progetto per la parte di sua competenza. Gli appartamenti sono nella disponobilità della Casa della Carità, e non del Comune, a cui non spetta alcuna assegnazione». La responsabilità della mancata assegnazione degli alloggi, dunque, sarebbe di don Colmegna.
Ma c’è un altro punto su cui si sofferma il reclamo dell’amministrazione. Ed è un punto cruciale, perché sulla mancata assegnazione della case Aler ai nomadi la Procura ha aperto un fascicolo penale (al momento a carico di ignoti) ipotizzando il reato di discriminazione razziale. «Mai attuati comportamenti discriminatori nei confronti dei rom», replica Palazzo Marino. «Ove vi fosse un comportamento discriminatorio - scrivono ancora gli avvocati del sindaco - il Comune non avrebbe elaborato il progetto dedicato ai rom, né provveduto a darvi attuazione per tutto ciò che gli compete». La prospettiva, poi, viene ribaltata.

«Il progetto elaborato dal Comune non può prevedere in loro favore posizioni di ultravantaggio rispetto ad altri soggetti in analoghe condizioni di fragilità sociale». In sostanza, sarebbe discriminatorio assegnare le case ai rom solo perché «appartenenti a una determinata etnia, a scapito di altre diversità e situazioni di analogo bisogno di tutela sociale».

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