Il comune che si ribella all’Italia e sogna di diventare Signoria

Il comune che si ribella all’Italia e sogna di diventare Signoria

Sono anni che il signor Augusto Guglieri sogna di poter leggere sull’atlante di geografia: «la Liguria confina con la Signoria di Testico». Pensare in grande. Questa è la prima regola. E lui sono quarant’anni che si prepara, che raccoglie carte, manoscritti e documenti. Atti di vendita. Ora è tutto pronto: Testico, il comune in provincia di Savona con duecento abitanti, dichiarerà la propria indipendenza dall’Italia.
E lo farà in grande stile, in modo preciso e circostanziato, presentando regolare richiesta all’Alta Corte di Strasburgo. E se tutto andrà bene, gli atlanti di geografia saranno modificati. E Augusto Guglieri avrà avuto ragione. Come ha raccontato Stefano Franchi sul Secolo XIX, la dichiarazione di indipendenza poteva essere dichiarata in qualsiasi momento, dalla proclamazione dell’Unità d’Italia ad oggi, ma è successo adesso perchè ci sono voluti anni per raccogliere tutte le carte necessarie per la richiesta formale. Ed è tutto merito di Augusto, esattore delle tasse di 68 anni oggi in pensione con la passione per la storia. «Ho tutti i manoscritti che corroborano la mia tesi- spiega lui».
La storia in effetti è lunga e risale alla morte di Carlo Magno, a quando cioè Testico apparteneva ai romani ed è passata intorno al mille al vescovo conte di Albenga. Ed è da quel momento in poi che la storia di Testico si complica, tra carte bollate e passaggi di proprietà che solo Augusto ha avuto la pazienza di mettere in ordine. «Nel 1298 sale al vescovado un francescano che vende le terre della vallata. Il 30 gennaio, con l’autorizzazione del Papa, i Doria si fanno avanti e comprano tutto. Nel 1576 i feudi vengono venduti ai Savoia, ma nell’atto di vendita i Doria specificano che Testico deve rimanere fuori dalla compravendita». È questa la via di fuga di Testico, quella che oggi le permette di chiedere l’autonomia. «Nel marasma generale del 1735- racconta Augusto, al preliminare di pace del congresso di Vienna, viene confermata la cessione dei territori delle langhe dai Doria ai duchi di Savoia. E nel documento viene erroneamente indicata anche Testico. Ma è un errore. Testico è sempre stata di proprietà della famiglia genovese dei Doria fino ad oltre l’Unità d’Italia». Augusto è un fiume in piena. Riversa i suoi quarant’anni di ricerche snocciolando date e guerre. «Questa tesi è suffragata anche dal fatto che durante la prima guerra mondiale l’ultimo erede della famiglia Doria, Tommaso, partecipò al conflitto come alleato dell’Italia. È morto in battaglia e da allora il nostro territorio è stato considerato, in maniera arbitraria italiano. Ma è sbagliato. È la storia che lo dimostra».
Oggi con carte alla mano, Testico fa sul serio. Vuole tutelare la sua autonomia e l’identità della propria terra. «Chiederemo di essere ammessi alla Ue come Stato sovrano e chiederemo l’autorizzazione per coniare i nostri Euro, con il simbolo europeo da una parte e quello della Signoria di Testico dall’altra».
Intanto gli abitanti si sono già fatti molte illusioni e fervono i preparativi in vista dell’indipendenza. Tra la gente si respira di un entusiasmo febbrile. Consiglieri, sindaco e cittadini già immaginano grandi cose. Niente viene lasciato al caso, compilano programmi dettagliatissimi su come amministrarsi. Nella lista ci sono energie rinnovabili come il fotovoltaico e l’energia eolica per essere autosufficienti dalle altre nazioni. «Sulla spazzatura- dichiara Sebastiano Carta, presidente della pro loco- siamo pronti a fare la raccolta differenziata e vendere alle aziende i materiali riciclabili come carta, vetro e ferro. L’umido, la spazzatura organica la tratteremo per ottenere fertilizzanti per le viti e gli olivi del paese. Investiremo nella rete viaria migliorando le strade, i sentieri pedonali». In programma anche un eliporto. Testico, davanti al sogno separatista si è risvegliata, c’è il profumo di un’economia nuova. «Da quando è iniziata a circolare la voce dell’indipendenza, riceviamo telefonate in continuazione, spiega Guglieri. Forestieri vogliono comprare le nostre vecchie case». È questa la chiave per capire questo entusiasmo diffuso. «Guardi Seborga.

Là hanno già ottenuto l’autonomia. E da paese agricolo è diventato turistico. La gente ci va in gita, compra gadget, coniano moneta, fanno le targhe. E i turisti impazziscono per queste cose. E perché Testico non può fare lo stesso?».

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