Il Comune delibera sul monumento a Giuliani

Il Comune delibera sul monumento a Giuliani

Le giornate per ricordare Carlo Giuliani e gli scontri sono ormai quasi del tutto trascorse in un sostanziale anonimato. Toni più o meno pacati e poche provocazioni, come invece negli anni scorsi. Ma arriva una proposta dei Comunisti italiani ad alimentare nuovamente il fuoco delle polemiche. La storia è «vecchia», è l’idea di innalzare un cippo dedicato al ragazzo morto mentre, incappucciato e armato di estintore, dava l’assalto a una camionetta dei carabinieri. Una stele da mettere nel bel mezzo di piazza Alimonda, nel punto della tragedia. Solo che quella che finora era solo una proposta, martedì muoverà i primi passi concreti verso la realizzazione. Il 26 luglio infatti in consiglio comunale, Roberto Delogu e Tirreno Bianchi discuteranno l’iniziativa in sala Rossa, per chiedere alla maggioranza di sinistra-centro l’autorizzazione a procedere con il cippo.
Il monumentino a Giuliani, trasformato in eroe, diventa un simbolo perchém spiegano i comunisti, «non vogliamo che il ricordo si perda, anzi vorremmo capire cosa successe e chi decise dall’alto di violare le più elementari regole di democrazia». Una provocazione cui sono arrivate ben presto le reazioni. Gianni Bernabò Brea, capogruppo di An a Tursi invita «il sindaco Giuseppe Pericu a respingere la provocatoria richiesta» e ricorda che Giuliani «ha partecipato alle violenze del G8 ed è morto nel tentativo di assaltare carabinieri impegnati nella difesa dell’ordine pubblico e della democrazia». Il ribaltamento dei fatti non piace neppure a Gianni Plinio che di Alleanza nazionale è capogruppo in Regione e che annuncia battaglia. «Un conto è il cordoglio umano per la morte di un giovane - tuona -. Altra cosa cosa è invece la rozza strumentalizzazione politica di tutta la sinistra sui fatti del G8».

E l’opposizione al cippo non sarà solo politica. «Se una proposta di questo tipo dovesse essere approvata dal consiglio comunale - attacca Plinio - la impugneremo dinanzi alla magistratura in quanto palese apologia di reato».

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