Il Comune: «Il governo ci ha abbandonato»

Dopo la denuncia della Diocesi, è arrivato l’appello dell’Unicef. «Quale progetto di vita - si chiede il presidente italiano Antonio Sclavi - per i bambini e le famiglie sgomberate dal campo rom di via Bovisasca? Perché risulta difficile individuare alternative altrettanto prevedibili? Lo Stato italiano, tutte le istituzioni hanno una responsabilità precisa nel garantire i diritti dei bambini e degli adolescenti presenti sul territorio. Questo è sancito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia: una responsabilità comune», sottolinea Sclavi. Linea naturalmente condivisa dalla Caritas ambrosiana, per bocca del direttore don Roberto Davanzo: «La legalità deve coniugarsi al rispetto dei principi della nostra Costituzione, ai diritti fondamentali delle persone. Invece l’ultimo sgombero è avvenuto senza un minimo di assistenza sociale. Non c’era un’ambulanza, una bottiglia d’acqua. Noi appoggiamo - chiarisce Davanzo - il Comune quando dice “non possiamo sostenere da soli il peso di queste presenze”. In realtà non v’è stata nessuna forma di solidarietà istituzionale in Provincia o in Regione per una progettazione più equa». Replica Mariolina Moioli, assessore alle Politiche sociali, che ribadisce: «Palazzo Marino propone fatti, con l’offerta di aiuti, ma i rom rifiutano. Il nostro è un lavoro di squadra che prevede accoglienza in cambio di legalità. Invece - lamenta la Moioli - siamo stati abbandonati dal governo, che ci ha scaricato addosso, in termini di costi e di gestione, un problema talmente complesso che un Paese intero non saprebbe risolvere».
Per il governatore lombardo Roberto Formigoni «la legge va fatta rispettare, ma con umanità». Dello stesso avviso l’assessore regionale alla Sicurezza, Massimo Ponzoni: «Le regole sono sacrosante, ma anche la dignità delle persone». Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale di Forza Italia, interviene nel dibattito: «È giusto che le autorità ecclesiastiche siano attente alle necessità anche di chi non ha il minimo rispetto delle leggi.

Non vorrei, però, che quest’atteggiamento finisse per allontanare la stessa Curia dal sentimento dei cittadini milanesi, che non ne possono più dei delinquenti. Il rischio concreto - suggerisce - è che tali posizioni non vengano capite e si perda contatto con i cittadini».

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