Comune, l’assessore alla Cultura annuncia agli operatori le novità: un tavolo per rivedere le convenzioni, nuovi fondi e un festival sulla drammaturgia italiana Sgarbi mette in scena la sua rivoluzione

Il critico vuole rilanciare «Milano Aperta» per incentivare le trasferte all’estero

L’aveva detto: il prossimo obiettivo, il sistema dei teatri milanesi. E l’ha fatto. Ieri l’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi e il suo braccio destro, Antonio Calbi, direttore del settore spettacolo, hanno riunito gli operatori dei teatri cittadini per annunciare la rivoluzione. Rivoluzione che si declina in alcuni punti: la revisione delle convenzioni, attraverso la creazione di un tavolo di lavoro, un festival del teatro «La Drammaturgia Italiana Oggi», nuovi fondi, il ripristino di Milano Aperta.
Dopo l’annuncio di voler rivedere le convenzioni, annuncio che ha fatto gelare il sangue ad attori e direttori artistici, l’assessore ha tranquillizzato i suoi interlocutori: le convenzioni verranno confermate. «Non c’è niente di drammatico - ha chiarito Sgarbi -, non vogliamo alterare il rapporto di stima e di fiducia che esiste tra il comune e i teatri della città». Detto in soldoni: 1 milione e 321mila euro verranno dunque distribuiti alle 14 sale meneghine come avvenuto lo scorso anno.
La novità, invece, risiede nel surplus di soldi che l’assessore ha annunciato di avere: «Quando abbiamo perso la competizione per la festa del teatro, vinta da Napoli, il sindaco, il presidente della Provincia e quello della Regione hanno promesso un milione di euro comunque. Ecco allora che vi voglio lanciare una sfida: rendetemi felice quando vado a teatro». Tradotto in pratica? Un festival che abbia come tema la religione e l’assoluto. Si chiamerà Dio, che significa Drammaturgia Italiana Oggi. Non un festival vero e proprio, ma una sorta di programmazione tematica che costituisca un fil rouge nel cartellone complessivo del prossimo anno, declinato in tre punti: teatro in lingua originale, con particolare attenzione ai dialetti, prove aperte al pubblico, spettacoli sulla religione, 15 incontri con personaggi di spicco. Non solo, Sgarbi ha parlato anche di un fantomatico milione e mezzo di euro «da prendere» agli Arcimboldi: «Se non facciamo la fondazione - ha detto - ci avanzano dei soldi per i teatri milanesi, da distribuire secondo nuovi criteri, per cui ho istituito un tavolo di lavoro, che si riunirà martedì per la prima volta. Faremo nuove convenzioni e daremo meno peso al criterio della storicità a vantaggio della produttività e della qualità delle opere». Punto su cui il presidente dell’Agis Lombarda, Fiorenzo Grassi, concorda. Un milione e mezzo che non è a bilancio e che va contro le intenzioni dell’assessore alla Cultura della Regione, Massimo Zanello, che si è dichiarato intenzionato a entrare nella fondazione.


Ultimo atto della rivoluzione sgarbiana: incentivare l’internazionalità dei teatri attraverso la ricostituzione di Milano Aperta, organo che si dovrebbe occupare di finanziare le trasferte all’estero dei teatri e l’ospitalità delle compagnie straniere.

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