Quinto al Mare si chiama. E il mare, davvero, è a pochi metri dalle case. Che però se ne discostano «in verticale», costruite come sono sulla litoranea - lantica Aurelia romana - a picco sulla spiaggia. Lì, in fazzoletto, cè un angolo di Genova, un microcosmo panoramico come non ce ne sono tanti, che ha anche il pregio di essere particolarmente defilato e tranquillo. Proprio lì, sotto la chiesa, allombra di pini secolari. Ed è lì che hanno costruito, a suo tempo, uno stabilimento balneare, una chicca (in scala ridotta) da far invidia a tanti altri bagni gemelli sparsi in Riviera: le cabine che si affacciano sulle terrazze, una spianata da cui si scende allacqua, una scogliera battuta dalla risacca e, più spesso, dalla spuma delle mareggiate. Idilliaco? Manco per sogno! Perché bisogna sapere - e lo ha «scoperto» il consigliere comunale del Pdl, Giuseppe Costa, nel dimenticatoio generale - che lo stabilimento è chiuso da tempo immemorabile. Abbandonato. In progressivo deterioramento. Con tanto di cartello esposto che avvisa: «Attenzione, pericolo crollo. Vietato lingresso». Inaccettabile? «Sì, inaccettabile - sottolinea Costa -. Non trovo altro termine per definire lo stato in cui versa la struttura allaltezza della congiunzione tra via Quinto e via Angelo Gianelli. Si tratta di uno stabilimento che era in uso alla Polizia di Stato. Da qualche tempo, però, non lo frequenta più nessuno. Lo si è lasciato andare in malora».
In effetti, a vederlo da lontano, lo stabilimento pare ancora in perfetta forma, ma uno sguardo più attento rivela le magagne: dappertutto avanza la ruggine, il degrado è generalizzato. «Eppure - insiste il consigliere comunale -, gran parte dellimpianto si potrebbe ancora recuperare, senza aspettare il completo disfacimento. Ma se non vengono eseguiti con urgenza gli interventi di manutenzione indispensabili, è chiaro che la struttura andrà rapidamente e definitivamente in rovina. Assurdo, in una città che non dovrebbe rinunciare a cuor leggero a unopportunità come questa, per i genovesi e i turisti». Costa ritiene dunque che «il perdurare di tale abbandono sia pregiudizievole per limmagine della città e che sia anche di danno alle spiagge adiacenti e potenzialmente pericoloso».
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