Cronaca locale

Il comune di Milano dà la residenza a 1.100 clochard

Il Comune ha censito i senzatetto e li ha assegnati a chiese e centri di ascolto. E sessanta sono nel cuore di Brera. Entro fine mese invierà gli indirizzi al governo per il registro dei senza dimora

Il comune di Milano 
dà la residenza 
a 1.100 clochard

Sessanta clochard sono residenti nel cuore di Brera, precisamente in piazza San Marco 2. Per una novantina l’indirizzo è piazza Luigi di Savoia 1, a due passi (ironia della sorte) dagli hotel di lusso. Il Comune ha catalogato 1.100 senzatetto, distribuiti tra ventiquattro sedi della città. E ha fornito un domicilio in chiese, centri d’ascolto, associazioni di solidarietà come la Caritas. Una mappatura che è appena terminata e sta per essere spedita al Ministero dell’Interno, che in base al decreto dello scorso 6 luglio vuole ricevere entro fine settembre da tutte le amministrazioni italiane un elenco e il domicilio dei barboni presenti in città, per compilare il Registro nazionale delle persone senza fissa dimora. Un risultato ottenuto dagli Avvocati di strada, stufi di vedere clochard non esercitare i propri diritti o neanche ricevere la pensione minima per la mancanza di un domicilio a cui lo Stato può fare riferimento. E la categoria dei senza fissa dimora, insegna l’esperienza milanese da qualche anno a questa parte, si è nettamente allargata. Se in passato ci si riferiva a senzatetto, zingari, giostrai, oggi i dormitori del Comune sono sempre più affollati da papà separati o persone rimaste senza lavoro.
Per compilare la lista dei milanesi che verranno iscritti nel Registro nazionale, spiega l’assessore ai Servizi civici Stefano Pillitteri, «il lavoro non è stato lungo, perchè a Milano da anni cerchiamo di assegnare i barboni a qualche onlus, con un responsabile che possa quindi ricevere per loro eventuale corrispondenza». Diversa ad esempio dalla scelta della capitale: a Roma il Comune si è inventato una via e i clochard risultano residenti nella strada immaginaria. "Nelle strutture di accoglienza o nei centri di ascolto almeno c’è una persona che le gestisce a cui fare riferimento per qualsiasi comunicazione, esiste un minimo di reperibilità" sottolinea l’assessore. E alcune sedi, stando alla mappa appena disegnata dai tecnici dell’assessorato (dal centro alla periferia, risultano quindi "affollatissime". In piazza Luigi di Savoia sono iscritti in una novantina, in piazza San Marco sessanta clochard, nella chiesa di via Oxilio 8 dieci senza fissa dimora continueranno pure a girovagare ma hanno almeno un indirizzo, idem quindici persone in via Osoppo, una quarantina al centro di ascolto di via Lattanzio, circa duecento in via Bergamini 10. "Abbiamo catalogato 1.100 senzatetto su una popolazione di 1,3 milioni di abitanti, il fenomeno sembrerebbe abbastanza contenuto" riferisce il direttore generale dei Servizi civici, Nicola Marra.
E il condizionale è d’obbligo. Solo quelli ospitati dai centri di accoglienza del Comune oscillano tra i 1.200 e i 1.400, un aumento del 10 per cento rispetto a un anno fa. Ma è difficile fare un censimento completo dato che i senzatetto molto spesso rifiutano per principio gli aiuti nelle strutture pubbliche e preferiscono trascorrere la notte su panchine, nelle stazioni, negli anfratti dei negozi. Tra quelli che invece chiedono una mano all’amministrazione ci sono sempre più spesso italiani, giovani, divorziati. L’identikit dei nuovi clochard ai tempi della crisi. E "a breve - ha stimato il presidente dei City Angels Mario Furlan - il 40% dei senzatetto di Milano sarà italiano.

Si tratta di persone che trovano molte più difficoltà a reinserirsi nel tessuto sociale rispetto agli stranieri".

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