Dal Codice Atlantico a contenitore per rifiuti. Da antica testimonianza del passaggio del Naviglio Martesana a discarica. Questa la triste parabola della Conca delle Gabelle, la chiusa che si trova in fondo a via San Marco, testimonianza del passaggio del Naviglio fino alla sua copertura nel 1968. La più antica conca in città - le gabelle erano le tasse indirette sugli scambi e sui consumi di merci che passavano di lì - e unico esempio di chiusa che ha recepito le migliorie dell’ingegnere ducale Leonardo da Vinci, come testimoniano gli schizzi del Codice atlantico, giace in uno stato di completo abbandono.
Acri odori prendono alla gola se si passeggia lungo gli argini, la pavimentazione è dissestata, i graffiti ricoprono muretti, paratie, e persino la garitta, la torretta di controllo della dogana. Giù, in fondo lo spettacolo è ancora più desolante: nell’antico sedime del Naviglio fanno bella mostra di sé gatti, scatolette di cibo per gatti e cuccette per gatti, rifiuti, una francesina in ghisa, pezzi di cemento, erbacce. Per non parlare dei portoni delle conche, risalenti a fine Ottocento (non c’è più traccia di quelli quattrocenteschi) in alcuni punti ridotti a pezzi. E dire che si tratta di un monumento risalente al 1496, protetto - si fa per dire - da vincolo monumentale (n. 553 del 17 luglio 1967) in quanto appunto «unico resto del Naviglio Martesana nel suo tratto urbano, caratterizzato dalla sopravvivenza dell’ultimo ponte antico del Naviglio, dall’ultima chiusa e dalla garitta, resti di originali attrezzature addette alla navigazione».
Nessuno cartello turistico o della sovrintendenza ricordano e spiegano a passanti, cittadini e turisti l’importanza straordinaria e l’unicità di un’opera del genere, ad eccezione di una targa del 1996 messa dal Comune per «ricordare il cinquecentenario della Conca dell’Incoronata realizzato durante il ducato di Ludovico il Moro». Alla fine del ’400, con l’ausilio di due conche di navigazione, la Conca delle Gabelle e la Conca di S. Marco, venne introdotto in città il Naviglio della Martesana per portare più acqua alla Cerchia dei Navigli. La Conca delle Gabelle venne realizzata nel 1496 per attutire l’impatto dell’acqua sulle imbarcazioni, ed è rimasta attiva fino alla copertura del Naviglio compiuta nel dopoguerra dal 1951 al 1968 per realizzare viale Melchiorre Gioia.
Un bell’affronto per la Milano dell’Expo, che ha tra i suoi punti fondamentali proprio la valorizzazione del genio leonardesco. Per non parlare dei referendum cittadini, cui i milanesi hanno chiaramente espresso il loro desiderio di vedere riqualificata la Darsena e di promuovere degli studi per la «scoperchiatura» della cerchia.
«Certo, la conca dell’Incoronata è vincolata, ma si tratta i un momento di proprietà demaniale: non spetta a noi ma al Comune non solo la valorizzazione, ma anche la conservazione e la manutenzione del manufatto. Il sistema dei Navigli, la conca di Viarenna e la Darsena sono opere che testimoniano l’antico recinto dei Navigli - spiega il sovrintendente per i Beni architettonici e paesaggistici Alberto Artioli - che speriamo presto ricevano la giusta attenzione. Così mi auguro che Palazzo Marino risolva al più presto la situazione della Darsena, che ormai versa in queste penose condizioni da oltre 10 anni. Anche in vista di Expo, ma non solo, penso che Darsena e Navigli debbano essere una priorità per l’amministrazione».
Un tema particolarmente caro anche all’associazione Amici dei Navigli, che oltre a continuare a ribadire lo straordinario valore storico architettonico del sistema delle acque urbane, ha anche elaborato alcuni progetti di valorizzazione. Alla Conca delle Gabelle è dedicato un progetto di recupero e valorizzazione, regalato all’amministrazione lo scorso maggio, come ulteriore spunto e stimolo.
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