Forse per conquistarlo definitivamente attribuì falsamente al suo amante la paternità del figlio, benché fosse a conoscenza che il piccolo era stato concepito con lallora marito. Per questa vicenda Daniela R., 34 anni alla fine del prossimo dicembre, è stata condannata ieri mattina a due anni e due mesi di reclusione dalla IV sezione del Tribunale penale collegiale, che ne ha anche sospeso la potestà genitoriale per la durata della pena.
Nei confronti della donna il pm Andrea Mosca aveva sollecitato una condanna a tre anni e mezzo di carcere. Nel procedimento era imputato anche luomo con cui la donna ebbe la relazione extraconiugale, ormai conclusasi (così come quella con il coniuge), e al quale attribuì falsamente la paternità. Anche per questi il pubblico ministero aveva sollecitato la stessa condanna, ma i giudici lhanno assolto con la formula «perché il fatto non costituisce reato».
Falso e alterazione di stato: questi i reati che erano contestati agli imputati, per avere falsamente attestato, nella dichiarazione di nascita, che il bambino, partorito nel maggio del 2005, era nato dallunione di Daniela R. con lamante, quando invece il piccolo era stato concepito dalla donna con il marito, alterando così lo stato civile del neonato che veniva iscritto allanagrafe di Roma con una falsa paternità.
Quattro anni fa la donna scoprì di essere rimasta incinta. Allora il suo matrimonio era in crisi e destinato a finire. E lei aveva una relazione extraconiugale, benché continuasse ad avere rapporti sessuali con il coniuge. Pertanto per verificare chi fosse il genitore del bambino fece degli accertamenti e scoprì che il figlio era stato concepito con il marito, ma proprio in relazione alla prossima separazione da questi, ne attribuì la paternità al nuovo compagno. Questultimo però non era a conoscenza di tale circostanza, che apprese solo in seguito, e quindi dichiarò di essere il padre del bambino.
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