Gian Micalessin
LEuropa le ha proprio dato alla testa. Senza quel viaggio nel Vecchio Continente Basma Wahba sarebbe ancora lì con il suo velo e la sua tunica rosa. Invece è tornata e sè tolta tutto. Lha pure confessato. Dopo quel volo oltre il Mediterraneo il velo le è sembrato improvvisamente superfluo, inutile, eccessivo. Una scelta non da poco. Basma Wahba è diventata una celebrità dagli schermi di Iqrah, unemittente satellitare dove i picchi di ascolto li fanno lei e il telepredicatore fondamentalista Amr Khalid. Per i produttori del canale televisivo il gran rifiuto di Basma è una brutta gatta da pelare. Soprattutto in un Paese come lEgitto dove i martellanti sermoni dei Fratelli Musulmani spingono ogni giorno tante, tantissime donne a far sparire capo e corpo sotto i veli e le tuniche dellhijab.
Che lei non fosse una consenziente conservatrice lo si era già capito. Lanimato «Prima di giudicare», un talk show capace di far discutere lEgitto su temi tabù come prostituzione, peccato e omosessualità, già bastava a far capire il gusto per la provocazione di Basma. Ora la conduttrice fa il colpo grosso. Mentre molte protagoniste femminili dello spettacolo aderiscono alla nuova tendenza religiosa, lei getta il velo e decide di separare carriera e fede. «Non mi sono allontanata dallIslam e non sono neppure diventata un ballerina - spiega con finto stupore Basma . Ho soltanto tolto il velo perché non lo sento più consono alla mia personalità e al mio modo di vestire». Apriti cielo. La semplicità con cui Basma liquida licona della rinascita religiosa femminile in Egitto rischia di metterla in croce e costringerla a sospendere le sue apparizioni televisive. «Peccato, abbiamo perso Wahba», già sentenziano con inconfessabili auspici le sue concorrenti velate. Basma, sicura delle proprie mosse, ricorda di aver meditato a lungo lardito abbandono. «Conosco molte signore non velate - replica senza scomporsi troppo - capaci di far onore allIslam e a tutte le musulmane».
A regalare sicurezza e determinazione a questaffascinante consorte di un agiato uomo daffari saudita è anche la consapevolezza di aver il pieno sostegno del regime. Per il governo di Hosni Mubarak quella rinascita religiosa tracimata sugli schermi televisivi è quanto mai insidiosa e preoccupante. Giorno dopo giorno sempre più attrici e star seguitissime dal grande pubblico ricompaiono nascoste dal velo e impongono ai registi di ritoccare trame e sceneggiature per non dover toccare, dar la mano e tanto meno abbracciare o baciare i propri partner maschili. Durante il Ramadan, il mese di digiuno religioso in cui la televisione egiziana fa il picco degli ascolti, anche la voglia di velo ha raggiunto il suo apice. Sabreen, uno dei volti più famosi del piccolo schermo prima della conversione di cinque anni fa, torna a calcare le scene coperta da capo a piedi nei panni di una moglie ultrareligiosa. Suhair Ramzi rientra nascosta sotto lhijab e al grido di «mai più minigonne!». Hanan Turk e Suhair el Bably, intabarrate anche loro da testa a piedi, non tollerano di venir più manco sfiorate da un attore maschio. E malgrado il grido di rivolta dei critici di regime abituati ai vecchi e sorpassati valori della laicità, la nouvelle vague dilaga.
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