La confessione del gigolò di Lady Bmw «Ho ricattato quella donna, scusatemi»

Sei anni di condanna al gigolò che ha sedotto, abbandonato e ricattato Lady Bmw. Sei anni al termine del processo più veloce della storia (durato appena quattro ore) terminato con la parziale confessione del reo, Helg Sgarbi. Susan Klatten, la vittima, la donna più ricca di Germania, la miliardaria disposta a pagare milioni di euro prima per amore e poi per bloccare i video hard confezionati clandestinamente dell’amante svizzero (14 milioni in tutto) evita così un’imbarazzante passerella pubblica. E con lei, le altre tre signore benestanti raggirate da quel furbo di Sgarbi e dal compare italiano Ernano Baretta, presunto autore dei video girati dalle porte comunicanti delle stanze d’hotel prese in affitto dal playboy.
Di fronte all’immensa platea di giornalisti arrivati da ogni parte del mondo, dirimpetto ai giudici di Monaco di Baviera, l’elegantissimo Helg alle 10 in punto ha dato un cenno d’assenso al suo avvocato Egon Geis per la lettura di una breve memoria: «Sono profondamente rammaricato per ciò che è successo e chiedo scusa pubblicamente alle donne che sono state lese». Dopodiché ha ammesso, sempre per il tramite del legale, le sue colpe: «I capi di imputazione a carico del mio assistito, relativi alla truffa, alla tentata truffa e al ricatto, sono sostanzialmente veri». Reo confesso, ma fino a un certo punto. Sgarbi si è fatto due conti: confessando l’imbroglio e le videoregistrazioni, si è visto ridurre la pena di tre anni, rispetto ai nove richiesti dall’accusa. Avrebbe potuto ottenere molto di più se solo avesse parlato del suo socio in affari, l’abruzzese Baretta, e avesse rivelato dove ha nascosto i 7 milioni di euro spillati alla Klatten (rispetto ai 40 inizialmente richiesti), i 2 milioni rimediati dalle altre tre amanti, e soprattutto in quale cassaforte ha occultato i filmini compromettenti della Klatten. Morale: confessando il minimo indispensabile ha evitato alla Klatten la gogna da gossip. E quando uscirà si godrà una vecchiaia dorata.
Si chiude, tra i misteri, il caso del gigolò e di lady Bmw scoperto dal Giornale e da Repubblica con la rivelazione degli atti dell’inchiesta di Pescara a carico del «regista» Baretta. E proprio attraverso il Giornale, Sgarbi offre la sua ultima versione dei fatti: «Non parlo delle donne coinvolte in questa storia per rispetto della loro privacy. Posso parlare di mia moglie Francisca, lei sì che è una donna vera, una donna importante, non ce ne sono di eguali». Quanto al filone italiano e al suo socio italiano, poche parole. «Ernano è innocente, credetemi. È finito coinvolto in questa brutta storia, come del resto mia moglie, senza avere delle colpe specifiche. Non hanno commesso alcun reato». Fra sei anni, scontata la pena, Sgarbi che uomo sarà? «Lo sa solo il Signore, io non ho la minima idea di quel succederà fra sei anni.

E comunque io non ho ricattato nessuno, i 9 milioni Susan me li ha consegnati di sua sponte, volontariamente. Penso che siccome è una donna di mondo secondo me aveva capito benissimo con chi aveva a che fare».
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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