Alberto Toscano
da Parigi
Il cerchio dei sospetti si stringe sempre più intorno al collo del primo ministro Dominique de Villepin, mentre i sondaggi confermano la preferenza degli elettori del centrodestra a favore del ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy. Ieri Jean-Louis Gergorin - l'ex uomo di fiducia (o piuttosto «uomo di mano») di Dominique de Villepin - ha reso un'intervista-confessione al quotidiano Le Parisien. Già diplomatico del Quai d'Orsay, Jean-Louis Gergorin è specializzato in azioni di «destabilizzazione». Ha tentato tra l'altro di farlo con imprese concorrenti di quelle per cui lui lavorava. Pur essendo stipendiato dal gruppo aeronautico franco-tedesco Eads, Gergorin ha continuato a collaborare strettamente col Quai d'Orsay nell'epoca (dal 2002 al 2004) in cui Dominique de Villepin era ministro degli Esteri. Proprio l'epoca in cui venne organizzato un meccanismo che alcuni definiscono un «complotto»: usare tutti i mezzi - servizi segreti compresi - allo scopo di screditare Nicolas Sarkozy e le altre persone che avrebbero potuto ostacolare l'ascesa di Villepin all'Eliseo in occasione delle elezioni presidenziali della primavera 2007.
Così il magistrato Renaud van Ruymbeke, che indagava su un giro di tangenti, incontrò nell'aprile 2004 Gergorin, che gli promise rivelazioni attraverso lettere anonime (anonime per tutti, tranne che per i due interessati e forse per il ministro Villepin). Poi il magistrato ricevette effettivamente le lettere anonime con cui un misterioso «corvo» - come lo ha soprannominato la stampa francese - cercava di incastrare Sarkozy e altri esponenti politici suggerendo indagini a proposito di false tangenti, che sarebbero state depositate alla banca lussemburghese Clearstream. In quello stesso periodo Villepin e Gergorin avrebbero cercato di indurre il generale dei servizi segreti Philippe Rondot a incastrare Sarkozy con indagini su arsenico e vecchie tangenti.
La svolta di ieri è importante perché l'impalcatura difensiva di Gergorin è completamente crollata e dunque anche la posizione del primo ministro si è ulteriormente indebolita. Gergorin ha detto chiaramente nell'intervista al Parisien di essere stato lui a scrivere e a spedire le lettere anonime al magistrato Renaud van Ruymbeke e ha confermato il suo precedente incontro con quest'ultimo. Dunque per anni il magistrato ha accreditato spregiudicatamente la tesi secondo cui le lettere erano effettivamente anonime, mentre Gergorin - ossia l'autore delle missive - spingeva la spudoratezza fino al punto di querelare per diffamazione i giornali che lo presentavano come il presunto «corvo». Corvo e pure bugiardo.
Fino a pochi giorni fa Jean-Louis Gergorin era uno dei massimi dirigenti del gruppo Eads, che controlla il gigante aeronautico Airbus. Adesso ci si chiede se anche in quest'altra veste egli abbia assunto iniziative spregiudicate allo scopo di mettere in difficoltà altre società francesi e internazionali con metodi assai discutibili. Ovviamente Gergorin ha dovuto dimettersi dalle sue funzioni alla testa del gruppo aeronautico franco-tedesco, ma l'ombra del sospetto potrebbe estendersi anche su quest'ultimo.
I magistrati parigini D'Huy e Pons hanno convocato l'ex generale dei servizi segreti Rondot, che per ora s'è rifiutato d'andare all'appuntamento. Finalmente qualcuno a Parigi comincia a chiedersi se Rondot faccia parte dei manipolati o dei manipolatori. Un giorno o l'altro dovrà accettare di toccare l'argomento con i magistrati.
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