Roma - «Costruire l'alternativa per non morire renziani». In un tentativo di difficile composizione di umori, personalismi, identità, utilità e convenienze, il centrodestra si ritrova a Roma all'Isola Tiberina, alla Festa di Atreju, ospite di Giorgia Meloni e dei giovani di Fratelli d'Italia guidati da Marco Perissa. Un terreno sicuramente tutt'altro che neutro, ma comunque rispettoso, in cui si confrontano sotto la regia della stessa Meloni, Giovanni Toti, Matteo Salvini e Gaetano Quagliariello.
Il ruolo di «responsabile della composizione delle diversità» se lo accolla Toti che fa di tutto per accendere i riflettori sugli elementi in comune tra le forze presenti sul palco: «Dobbiamo trovare cose su cui siamo d'accordo e creare un nocciolo duro su cui lavorare. Ci vorrà un mese o un anno, ma se dialoghiamo sono convinto che un programma comune lo troviamo. Renzi per noi è sicuramente un avversario, io sono un bipolarista convinto e per me lui è il leader del partito socialdemocratico. Ma per me l'opposizione non è boicottaggio, ma avere una visione diversa dalla sinistra da costruire con gli alleati. Faccio un esempio: se la riforma del lavoro resterà questa io credo che il centrodestra dovrebbe votarla, ma in Parlamento sono sicuro che entrerà un purosangue e uscirà un ippopotamo».
La semina di Toti non trova, certo, un raccolto immediato. Il più deciso nel chiudere la porta è Matteo Salvini - che raccoglie naturali consensi presso la platea con le sue posizioni dure sull'immigrazione e contro il renzismo - ma sulla prospettiva di una ricomposizione dell'alleanza è tranchant . «Se si votasse domani, il centrodestra non esisterebbe. Forse solo con Giorgia Meloni, ma dico forse perché ci sono elementi che ci dividono come l'indipendenza del Veneto, potrei trovare elementi per un'alleanza. Lo sforzo io lo faccio Giovanni, ma io in questo momento con l'Ncd di Alfano non ho niente su cui andare d'accordo e non voglio avere niente a che fare. Renzi secondo me è pericoloso, lo hanno messo lì per fare quello che doveva fare Monti, ma Monti era troppo antipatico. Allora hanno messo questo per fotterci con il sorriso».
Gaetano Quagliariello, pur giocando fuori casa, non si sottrae e rivendica l'alleanza con Matteo Renzi. «Non possiamo pensare di mettere le nostre divisioni sotto la sabbia. Per Ncd Renzi è un alleato, negarlo vorrebbe dire negare la nostra scelta. Siamo stati noi a sottolineare lo scontro metaforico tra la Thatcher e la Camusso e non si può negare che la sinistra di Renzi sia una sinistra diversa». La padrona di casa Giorgia Meloni sceglie, invece, un'altra strada e detta una agenda di presupposti imprescindibili per una alleanza. «Il centrodestra si deve fare sui temi e non per sopravvivere ma per fare politica. Noi chiediamo il tetto alle tasse in Costituzione. Chiediamo di unire le forze per pretendere che il governo ritiri il sostegno alle sanzioni contro la Russia che colpiscono il nostro comparto agroalimentare per oltre un miliardo e chiediamo l'appoggio a una proposta di legge di iniziativa popolare per specificare che le adozioni devono essere limitate alle coppie eterosessuali.
E su questo voglio dire a Vladimir Luxuria - che ha tirato in ballo la mia vita personale - che proprio perché non ho avuto la fortuna di crescere con una madre e un padre non consentirò mai che lo Stato consenta per legge di non avere un padre e una madre».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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