Congelato il processo al premier in attesa del verdetto su Mills

Milano Visto da vicino, è difficile credere che davvero questo sia il processo che squassa la politica italiana, che incombe sui lavori parlamentari e condiziona il dialogo tra maggioranza e opposizione. Perché il clima nell’aula al pian terreno del tribunale di Milano dove si celebra il processo a «Berlusconi Silvio» - come asetticamente recita il foglietto appiccicato all’uscio - è tutto tranne che ribollente. Distese e sorridenti le tre signore che compongono la corte. E quasi cameratesco il clima tra il pm Fabio De Pasquale, infaticabile accusatore del premier, e i difensori Nicolò Ghedini e Piero Longo. Tra Ghedini e De Pasquale a volte scappa addirittura il «tu». Ma questo può essere un dettaglio di colore. La sostanza è che per la prima volta tutti quanti - accusa, difesa e giudici - si trovano d’accordo nel far saltare l’udienza e rinviare tutto di oltre un mese, senza stare ad accapigliarsi su impedimenti e cavilli vari come si profetizzava invece alla vigilia. Ci si rivedrà il 27 febbraio, quando la Cassazione avrà detto finalmente una parola definitiva sull’altro processo-gemello, quello contro l’avvocato inglese David Mills. L’udienza a Roma è fissata per giovedì 25 febbraio.
Se Mills - come hanno sostenuto le condanne di primo e secondo grado - è il corrotto, allora - dice la Procura di Milano - Berlusconi è il corruttore. Che prima di processare Berlusconi valga la pena di sapere se Mills per la giustizia è davvero colpevole, e di quale reato, è dunque considerazione di elementare buon senso: d’altronde nel frattempo i termini di prescrizione vengono congelati di comune accordo. Ma i sorrisi e le strette di mano non devono trarre in inganno. Lo scontro frontale tra accusa e difesa è solo rinviato di un mese, le ostilità non sono cessate ma solo sospese. Riprenderanno tra un mese: ma a quel punto lo scenario sarà cambiato, perché la sentenza della Cassazione modificherà pesantemente gli equilibri di questo processo, finora oggettivamente aperto a ogni tipo di esito. Anche perché a decidere sulla sorte di Mills saranno le Sezioni Unite della Cassazione, cioè i giudici più autorevoli che possa offrire la Repubblica.
Nell’ottica della Procura, il percorso è lineare: incamerare il 25 febbraio la condanna definitiva di Mills, e ripartire due giorni dopo per il processo-bis, quello contro Berlusconi, chiedendo di mantenere valide le prove già raccolte davanti ad un altro tribunale (quello presieduto da Nicoletta Gandus) prima che i processi si sdoppiassero. Ma la difesa di Berlusconi è convinta che proprio da Roma possano invece arrivare novità positive. Per Mills, in primo luogo, e di rimbalzo sul Cavaliere.
Cosa vi aspettate dalla Cassazione? Qual è il vostro piano A? «Ci aspettiamo che venga dichiarato che il reato non sussiste», risponde Ghedini: e cioè una assoluzione piena per il legale inglese, con effetti quasi tombali sul processo al capo del governo. Ma ci sono anche altre ipotesi credibili, e tutte in qualche modo utili a sgonfiare la vicenda. È possibile, per esempio, che la Cassazione dichiari prescritte le accuse contro Mills, retrodatando al 1998 la data del reato (come prevedeva, d’altronde l’originario capo d’accusa). Ed è pure possibile che modifichi il capo d’imputazione - corruzione semplice, e non più corruzione giudiziaria - e pure in questo caso la conseguenza sarebbe l’estinzione del processo. Insomma, almeno tre scenari che potrebbero rendere preferibile per i legali del Cavaliere affrontare concretamente questo processo, senza bisogno di affidarsi a modifiche legislative: di cui, peraltro, ieri Ghedini nega l’ipotesi concreta, «nessuno ha mai progettato di modificare la norma sulla corruzione».
«Noi vogliamo fare il processo, punto e basta», dice il professore padovano. «Certo, lo vogliamo fare a condizione di poterci difendere davvero, con tutte le rogatorie necessarie a dimostrare l’insussistenza di queste accuse».

I legali di Berlusconi sanno benissimo che per ottenere gli approfondimenti che chiedono dovranno passare per uno scontro aspro con la Procura. Ma questa è una battaglia che, semmai, si combatterà a primavera. Per adesso tutti fermi, in attesa che la Cassazione faccia sentire la sua voce.

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