Treviso - Sono i due albanesi sottoposti a fermo di polizia giudiziaria i presunti autori materiali dell’omicidio di Gorgo al Monticano. Il ruolo del romeno è stato invece quello di basista. L’indiscrezione viene da ambienti vicino agli inquirenti. I due albanesi sono Artur Lleshi, 33 anni, scarcerato il 14 settembre 2006 in seguito all’indulto con numerosi precedenti per furti, rapine e anche per sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo in seguito alla quale era stato arrestato dal commissariato di Castevolturno. In carcere anche Nai Stafa (33), residente a Marcenise (Caserta), anch’egli con numerosi precedenti e segnalato da alcuni paesi dell’area Schenghen come straniero inammissibile. Il terzo fermato dai carabinieri è G.B.A. (20) romeno che sarebbe stato l’anello di collegamento con gli altri due complici. Il risultato dell’operazione evidenzia il grande lavoro svolto in queste due settimane tra i militari del nucleo operativo del comando provinciale di Treviso, assieme ai colleghi del Ros, delle compagnie di Conegliano, Treviso e San Donà di Piave (Venezia).
Hanno ucciso con uno scalpello I due albanesi accusati di omicidio volontario avrebbero agito sotto l’effetto della droga e hanno colpito senza pietà le loro vittime usando un pesante scalpello.
Il bottino Venti euro. E' questo il valore che hanno dato i tre malviventi arrestati oggi dai carabinieri di Treviso alla vita di Guido e Lucia Pellicciardi. Perché venti euro è l'esiguo bottino che sono riusciti a portare via i due albanesi e il romeno che la notte del 21 agosto sono entrati nella casa della coppia a Gorgo a Monticano hanno seviziato e ucciso i Pellicciardi. La coppia non aveva nè le chiavi nè la combinazione della cassaforte della villa alla quale faceva da custode.
Rubano una tessera bancomat e prelevano 20 euro Secondo le ultime risultanze delle indagini infatti i malviventi dopo aver colpito, ucciso ed aver rubato un postamat si sono recati, in pieno giorno, verso le sette del mattino, presso uno sportello postale per tentare un prelevamento. Ancora drogati, cocaina, sono arrivati in centro a Motta di Livenza, a pochi chilometri dalla zona del delitto, ed hanno ritirato il massimo che si poteva prelevare con la tessera rubata a Lucia Comin: 20 euro. Il filmato registrato dalle telecamere, inutilizzabile da un punto di vista probatorio, ha comunque permesso un parziale riconoscimento dei banditi che poi sono stati individuati e arrestati.
Le indagini sulla giusta strada A dimostrazione che gli inquirenti sono sulla pista giusta ci sarebbe la confessione di uno dei tre arrestati, il romeno. Ma ci sono anche delle prove: il Dna ritrovato nella casa in cui i coniugi Pellicciardi sono stati seviziati e uccisi il 21 agosto scorso che combacia con quello di uno dei fermati. E poi alcune ipotesi, come quella secondo cui i tre avrebbero agito in preda agli effetti di sostanze stupefacenti.
L'uso di droghe E' infatti solo con l'uso di droghe che si può spiegare, secondo gli investigatori, l’inaudita violenza dell’assalto e la volontà di uccidere per pochi euro. Perché è stata solo una tessera bancomat il bottino dell'aggressione, rubata ai custodi di una villa di cui non possedevano le chiavi.
Trovati grazie al Dna A condurre gli investigatori sulle tracce dei tre fermati sarebbe stato, in particolare, il confronto tra il Dna rilevato da macchie di sangue non appartenenti alle vittime - reperite dai carabinieri del Racis all’interno della dependance a Gorgo al Monticano - e quello catalogato riferibile a uno degli accusati. Quest’ultimo, infatti, risulta pregiudicato per reati contro il patrimonio. Anche altre impronte rilevate nella casa, ha spiegato il procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli, sarebbero compatibili con quelle dei fermati. Non è ancora chiara, invece, la dinamica dell’episodio e, in particolare, l’organizzazione dei ruoli nel corso del tentativo di rapina.
Il vicino di casa li aveva visti Fondamentale è stata la testimonianza di un vicino che aveva subito riferito ai carabinieri di essersi svegliato e di aver notato che i cani del vicinato stavano tutti abbaiando. L’uomo era uscito sulla terrazza di casa e e aveva visto fuggire dalla villa vicina tre persone di pelle bianca che parlavano una lingua dell’Est europeo
Forse il romeno è il basista Secondo quanto si è appreso, il romeno sarebbe stato il basista mentre i due albanesi avrebbero agito direttamente all’interno dell’abitazione nella quale vivevano i coniugi Pellicciardi. Al momento, però, gli investigatori stanno valutando le specifiche responsabilità per il duplice omicidio. Gli albanesi, sempre secondo indiscrezioni, avrebbero portato a termine numerosi colpi nel Veneto, ed erano quindi già noti alle forze dell’ordine. Non è escluso che il romeno conoscesse le vittime e possa aver svolto qualche lavoro nella villa di proprietà dell’imprenditore del settore del mobile, nella cui dependance i due coniugi sono stati uccisi. I carabinieri avrebbero, tra l’altro, raccolto rilevanti elementi di prova contro gli indagati. Nelle mani degli investigatori pare ci siano oggetti riconducibili all’aggressione del 21 agosto scorso che i presunti assassini potrebbero aver compiuto sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
L'omicidio I coniugi Guido Pellicciardi, 68 anni, e Lucia Comin (62), erano stati trovati uccisi il 21 agosto scorso nella dependance della villa di cui erano custodi a Gorgo al Monticano da una guardia giurata che stava effettuando un controllo. L’uomo che aveva scoperto i cadaveri è un collega del figlio dei due, Daniele, in quel momento in servizio alla centrale operativa della società di security. L’esame autoptico aveva messo in evidenza che le due vittime erano state orribilmente seviziate nel corso di quello che era stato indicato come un infruttuoso tentativo di rapina. In particolare, l’uomo era stato legato e percosso ed era stato costretto ad assistere alle sevizie che i rapinatori ed assassini avevano fatto alla moglie nel tentativo, probabilmente, di farsi consegnare le chiavi della villa di cui erano custodi, ma che non avevano. Le due vittime erano poi state finite a colpi di spranga e in un modo così crudele che il procuratore capo Antonio Fojadelli aveva parlato di "incredibile efferatezza". Le indagini - da subito serrate - avevano portato i carabinieri a seguire più piste ma nell’ultima settimana, come sottolineato dal procuratore generale Ennio Fortuna, è diventata pressochè una certezza la pista della rapina.
Per giungere ad un esito favorevole - secondo il Pg Fortuna - era necessario mettere assieme una serie di elementi acquisiti nel corso delle indagini tra cui, molto probabilmente, l’origine di alcune tracce ematiche e il tentato utilizzo del bancomat della donna poco lontano dal luogo del duplice omicidio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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