da Milano
È quasi un bollettino di guerra quello stilato da Eni per le mancate consegne di gas dalla Russia. «Le importazioni dalle 6 del 22 gennaio alle 6 di ieri sono diminuite del 4,1%, pari all1% dei consumi totali». Lo ha scritto Eni in un comunicato aggiungendo che la previsione fino a questa mattina è di una riduzione delle consegne di gas del 5,4% con un impatto sui consumi italiani dell'1%. «Nella giornata di ieri - ha aggiunto ancora il colosso energetico - i metri cubi di gas richiesto alla Russia sono stati 74 milioni e quelli non consegnati 3 milioni».
Di fronte a queste urgenze lamministratore delegato Paolo Scaroni ha spiegato: «È necessario ripensare la liberalizzazione in Europa per evitare che le società come lEni si trovino in difficoltà davanti a giganti come Gazprom e Sonatrach. Oggi ci troviamo di fronte a gruppi ricchi e potenti che si muovono in base a ragioni di Stato oltre che di mercato: tre anni fa con il petrolio a 14 dollari Russia e Algeria avevano un grande bisogno di vendere e così, il potere negoziale era in pugno ai compratori. Ma con il greggio oltre i 50 dollari gli equilibri si sono rovesciati».
Scaroni ha anche sottolineato che da più di un mese il ministero era informato della situazione. «Il compito dellEni - ha detto - è quello di fornire tutti gli elementi necessari al monitoraggio della situazione, mentre modalità e tempistica degli interventi spettano ad altri». Scaroni però sul futuro non si sbilancia: «È azzardato fare previsioni visto che i monitoraggi procedono giorno per giorno. E poi i problemi con la Russia, almeno fino ad oggi, non sono stati all'origine di questa situazione. Siamo ancora in tempo per evitare il peggio. Occorre tornare a riflettere sulla liberalizzazione incompleta dellEuropa, su quel piano straordinario di nuove infrastrutture che è mancato a suo tempo e che oggi non è più procrastinabile. Bisogna eliminare, con una politica energetica comunitaria, le asimmetrie normative che indeboliscono il continente, mettendolo così in grado di dialogare con i Paesi produttori. Peraltro, lallarme di questi giorni nasce da un fenomeno economicamente positivo per lItalia.
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