«Curare larte» è il titolo di un saggio di Chiara Bertola presentato negli spazi della Fabbrica del vapore sulla figura del curatore d'arte. Il testo si sofferma sulle caratteristiche di una professione nata nei primi anni '60, per poi passare a dialogare con uomini famosi nel settore artistico e culturale, come Carlos Basualdo, Emanuela De Cecco, Yuko Hasegawa. Il lavoro del curatore -spiega il saggio- discende da diverse tipologie di colte e antiche pratiche, come quelle che riguardano: il conservatore di musei, il critico d'arte, lo scrittore, il poeta. La sua cultura non è soltanto accademica, libresca ma anche esperienziale; curioso viaggiatore, esploratore di idee, interprete di pensieri, ancora e lanterna di un pubblico indistinto, il curatore cerca un dialogo con l'artista; si esprime selezionando ogni singola parola per donare agli appassionati d'arte un punto di vista unico ma, come afferma l'autrice: «Rinunciando a qualsiasi certezza, a qualsiasi meta... Se la verità non poggia su rocce solide, ma è sempre più simile a un gioco di specchi, di rimandi, di rinvi, allora il curatore è egli stesso specchio in cui l'artista, riflettendosi, vede al di là di sé, nella direzione indicata dalla sua opera».
Chi si prende cura dell'arte deve saper mediare la velocità intesa come apertura al contemporaneo e come scoperta, e la lentezza tipica dell'osservatore, del ricercatore. Secondo Paolo Colombo, direttore del Centro d'Arte Contemporanea di Ginevra «il lavoro del curatore è paragonabile a quello di un direttore editoriale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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